Tanto al femminile quanto al maschile la sciabola azzurra ha vissuto una prima parte di stagione da assoluta protagonista. Ritrovando atelti dopo qualche difficoltà, con le solite garanzie e qualche volto nuovo.
C’è tanta Italia nella prima parte della stagione di sciabola. Nel periodo tutto sommato positivo dell’intera scherma azzurra – come già analizzato per il fioretto e, in parte, per la spada – l’arma sotto la responsabilità tecnica di Giovanni Sirovich ricopre un ruolo di primissimo piano. Con entrambi i gruppi che stanno marciando alla grande, sebbene sotto l’aspetto meramente qualitativo i risultati premino la squadra maschile. Ma le cinque gare sin qui disputate – con le ragazze che ne hanno una in meno rispetto ai colleghi maschi – hanno detto tanto ben oltre il piano del numero di podi e dei piazzamenti nelle zone alte della classifica.
Al femminile senza dubbio il punto più alto di questo primo scorcio di stagione sta nella vittoria della gara a squadre di Orleans. Il gruppo italiano, con Martina Criscio novità rispetto a quello che ha ben fatto a Rio, ha tratto enorme confidenza nei propri mezzi proprio dalla bella quanto sfortunata prova a Cinque Cerchi. E alla prima occasione utile, sono salite al volo sul treno vincente, dominando dal primo all’ultimo assalto. Il rientro di tutte le più forti – a onor di cronaca molte delle squadre in gara in Francia erano rinnovate in gran parte se non per la loro totalità – renderà più probanti i prossimi test, ma la già citata gara olimpica ha dimostrato che il quartetto azzurro può dire la sua sempre e comunque.
A livello individuale, è vero è mancato il podio ma le note positive sono state comunque tante: a partire da Irene Vecchi, per due volte arrivata a un passo dal podio, e dal buon stato di forma delle altre “reduci” da Rio, ovvero Loreta Gulotta e Rossella Gregorio. E dietro alle veterane, qualcosa si sta muovendo: a Cancun a spiccare è stata Sofia Ciaraglia – entrata per la prima volta in una finale a otto – ma più in generale si è vista una bella prova corale di tutto il gruppo azzurro. E se anche le giovani (Gragano, Battiston e Lucarini), che hanno fatto il loro esordio a Orleans, hanno impattato bene con la realtà delel “grandi” il quadro può dirsi completo. Senza dimenticare la scossa provocata dall’ingresso nel gruppo delle sciabolatrici di Arianna Errigo, andata progredendo a vista d’occhio nelle due gare disputate fra Orleans e Cancun.
Difficile pensare a un modo migliore di concludere la prima parte di annata post Olimpica per la squadra maschile: naturalmente stiamo parlando della vittoria conquistata da Luigi Samele nel Grand Prix di Cancun domenica scorsa. Un trionfo che sa di liberazione, per il ventinovenne foggiano, che mancava dal podio da oltre due anni. La sua prestazione, però, è solo la punta di un iceberg tutto color azzurro, con gli sciabolatori azzurri che hanno cominciato a far sentire la loro voce fin dalla prima gara a Dakar: allora furono Enrico Berrè e Luca Curatoli a chiudere rispettivamente secondo e terzo, mentre a Gyor è arrivata la finale a otto centrata da Aldo Montano, al suo rientro in gara.
Alle belle cose messe in mostra a livello individuale, si devono poi aggiungere i successi conquistati nelle gare a squadre: secondo posto a Dakar, sorpresi dall’Iran, vittoria nella successiva tappa di Gyor, battendo in finale la Corea. Il punto più alto di un quartetto che, dopo il trionfo Mondiale 2015, si è quasi del tutto rinnovato, con il solo Enrico Berrè e Luca Curatoli colonne attorno a cui è stata costruita la squadra con gli innesti di Luigi Samele (al suo ritorno) e Alberto Pellegrini. Pronti ad accendere il pubblico quando la Coppa del Mondo ripartirà, a febbraio, nella tappa casalinga di Padova. Ma la sensazione è che l’italsciabola potrà continuare a divertire e divertirsi per tutta la stagione. Con tutte e due i gruppi.
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Fotografia Augusto Bizzi/Fie