Le ragazze di Obry beffano alla priorità l’Estonia. Italia sesta, ma si intravvedono segnali positivi. Terza la Russia.
Eppur si muove. A piccoli passi, ma qualche segnale positivo dalla squadra azzurra di spada femminile a Barcellona c’è stato. Ad esempio nel 45-17 inflitto alle statunitensi – in formazione tipo con le sorelle Hurely e la vincitrice di Suzhou, Anna Van Brummen in quartetto – in avvio di giornata, travolte senza possibilità di scampo dalla buona vena di Rossella Fiamingo e compagne (Mara Navarria, Giulia Rizzi e Alberta Santuccio); oppure nella reazione messa in pedana nel primo dei due assalti di piazzamento, contro la Polonia, una volta che la possibilità di entrare nelle quattro era sfumata. Alla fine della giornata riservata alla prova a squadre a Barcellona, le ragazze di Cuomo chiudono ancora lontano dal podio – sesto posto finale dopo aver battuto la Polonia e ceduto all’Ucraina nel tabellone dei piazzamenti – ma, lanciano primi segnali di riscossa in ottica futura. Anche se la strada da fare è ancora tanta.
Quella, ad esempio, tutta da inventare per provare a scollinare l’ostacolo Estonia, la bestia nera che ancora una volta sbarra il cammino delle azzurre. Sono loro a imporre lo stop ai quarti di finale. Squadra solida, quella baltica (Beljajeva, Embrich, Kirpu, Kuusk il quartetto), arcigna, matassa difficile da sbrogliare soprattutto quando le azzurre accettano di giocare al loro gioco: ovvero tenendo il punteggio più sullo stampo calcistico che non schermistico (punteggio inchiodato sullo 0-0 dopo i primi tre assalti, archiviati con altrettante passività), prima di piazzare il break decisivo nella seconda tornata. La prima crepa la apre Beljajeva su Navarria, 3-0, quindi Kuusk ed Embrich fanno il resto fino a portarsi sul 6-0. Un buco che, purtroppo, le nostre non riusciranno a colmare, malgrado il disperato assalto finale di Rossella. Finisce 30-21, il resto è storia nota.
A giocarsi i spoti sul podio, allora, ci arrivano Estonia e Russia, che si affrontano in un derby in cui la spuntano le baltiche, mentre dall’altra parte del tabellone c’è Hugues Obry – emigrato in Cina con l’obiettivo di fare la fortuna del colosso asiatico – di fronte alla sua Francia, verso cui non fa sconti. Prima di chiudere in trionfo grazie Yiwen Sun, che beffa alla priorità Irina Embrich. E poi tutti a sentire di nuovo l’inno della Cina
Twitter: agenna85
Fotografia di Trefiletti/Bizzi per Fie