L’Italia saluta Tbilisi con l’argento, nella sciabola vince la Russia

Azzurri sconfitti in finale nella prova a squadre di sciabola maschile. Finisce 45-41. Bronzo Ungheria.

 

Congedo con argento finale. L’Italia saluta Tbilisi e guarda dritta ai prossimi Mondiali di Lipsia, ma prima passa alla cassa, mette in saccoccia il metallo numero 11 della sua spedizione, e si prende anche la graduatoria finale del medagliere. La firma è quella degli sciabolatori, che come l’anno scorso a Torun devono alzare bandiera bianca ancora alla Russia, al termine di una finale di grande intensità chiusasi sul 45-42 per Yakimenko e soci.

E se alla fine un po’ di amaro in bocca per la sconfitta è inevitabile che resti, a far sorridere sono i numeri dell’italsciabola. A livello di Campionati Europei, innanzitutto: dal 2012 – ultima volta in cui gli azzurri rimasero giù dal podio in questa competizione -a oggi,  sono arrivati due titoli (2013 e 2014) e tre medaglie d’argento. E poi c’è la continuazione di una striscia stagionale che ha visto il quartetto composto da Enrico Berrè, Luca Curatoli, Aldo Montano e Luigi Samele non andare mai al di sotto del secondo posto. Assalto dalle mille sfaccettature quello contro la Russia, iniziato con il piccolo break iniziale di Alexei Yakimenko ai danni di Curatoli, proseguito con la risposta immediata di Samele su Kamil Ibragimov che ha dato il là al tentativo di fuga italiano, quindi il ritorno della truppa Bauer, che rimonta, impatta, sorpassa e poi conduce in porto la vittoria.

Il 45-41, sulla cui chiosa finale c’è la firma di Ibragimov, manda quindi ancora in paradiso la Russia, mentre regala una delusione finale in una giornata cominciata con la netta vittoria sulla Georgia ai quarti di finale e proseguita con quella in rimonta sulla Germania, con i tedeschi che conducono le danze per buona parte del match prima di crollare sotto i colpi degli azzurri. Preludio, per il quartetto capitanato dal fresco campione d’Europa Max Hartung, dell’ancora più pesante sconfitta nella finalina contro l’Ungheria. La pedana ha parlato, ci si aggiorna fra un mese a Lipsia.

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Fotografia Augusto Bizzi