La Russia chiude a quota 10. Bene la Francia, risveglio Germania. Due medaglie per i padroni di casa. Il riepilogo di Tbilisi 2017 con un occhio fuori dall’Italia.
Chiusi gli Europei di Tbilisi, è tempo di bilanci anche al di fuori dell’Italia. E la scherma azzurra torna a casa dalla Georgia con il record di medaglie e il pieno di entusiasmo in vista del Mondiale che scatta fra un mese a Lipsia, sono state complessivamente dieci le nazionali che in questo Europeo hanno messo a referto almeno una medaglia.
E, malgrado la Russia sia stata – come ormai classico in questa manifestazione – la più accesa contendente dell’Italia alla testa del medagliere, il nostro sguardo al di fuori di Italscherma lo facciamo partire proprio dai padroni di casa della Georgia. E da quella che è stata la cavalcata più incredibile dell’intera manifestazione e, forse, degli ultimi anni: perché passi il fattore campo e le motivazioni sempre speciali che animano l’enfant du pays nella gara di casa, ma l’impresa di Theodora Kakhiani nella sciabola femminile sarebbe stata difficilmente pronosticabile anche dal più ottimista e visionario dei bookmakers. A lei il merito di aver saputo surfare sull’onda dell’entusiasmo fra le pieghe di una gara in cui è successo davvero di tutto, lottando in ogni assalto, ma soprattutto restando sempre lucida anche quando la posta in palio cominciava a diventare pesante. La sua vittoria ha inoltre spezzato il duopolio Russia- Ucraina, che ha monopolizzato la disciplina ininterrottamente dal 2005, con 6 vittorie russe e 5 ucraine, tutte a firma Olga Kharlan. Si è invece fermata al terzo posto la rincorsa di Sandro Bazadze, che dopo aver lasciato giù dal podio per una sola stoccata il nostro Luigi Samele, trova in Max Hartung l’ostacolo insormontabile.
Come anticipato, è stata la Russia a contendere all’Italia il primato nel medagliere: per la potenza dell’Est Europa sono arrivati complessivamente 10 metalli. Violetta Kolobova, concedendo il bis dopo la vittoria del 2015, spada maschile e sciabola maschile nelle rispettive competizioni a squadre hanno firmato le tre medaglie d’oro, a cui si sono aggiunte 6 d’argento e un solo bronzo. Spicca l’assenza di medaglie dalle prove individuali di sciabola, tanto al maschile quanto al femminile (dove però non hanno potuto contare su Yana Egorian, a mezzo servizio dopo un infortunio alla caviglia rimediato prima di Mosca e impiegata solo nella gara a squadre).
Chiude al terzo posto la Francia, che passa all’incasso grazie alla riconferma di Yannick Borel, ma anche grazie a una squadra di spada femminile di buon livello, solida malgrado la mancanza di una vera fuoriclasse. A chiudere il conto degli ori la squadra del fioretto maschile, con il quartetto capitanato da Erwann Le Pechoux protagonista sin qui di una stagione di alto profilo. Sempre dal fioretto arrivano le medaglie di bronzo di Ysaora Thibus, stabilmente fra le protagoniste della lotta al vertice nella specialità al femminile, e Jeremy Cadot nella gara maschile. Il terzo bronzo è invece opera del quartetto della sciabola femminile, che dopo aver mancato il podio nella prova individuale, si prende la medaglia nella gara a squadre dopo aver battuto l’Ungheria.
Fra un mese ospiterà i Mondiali casalinghi di Lipsia, intanto la Germania porta a casa tre medaglie (una per colore) e tante altre sensazioni positive in vista del grande appuntamento. Il bersaglio grosso lo centra Max Hartung, che dopo aver vinto la sua prima prova di Coppa del Mondo a Madrid, prosegue il suo buon momento di forma prendendosi la rivincita di Montreux 2015 su Aron Szilagyi e firmando il suo titolo Europeo. La sua miglior stagione di sempre la sta vivendo anche Alexandra Ndolo, argento nella spada femminile, mentre il bronzo delle fiorettiste (Leonie Ebert, Carolin Golubitskyi, Eva Hampel, Anne Sauer) nella gara a squadre dominata dal Dream Team – durante la quale peraltro hanno fatto sudare più del previsto le azzurre in semifinale – è una candidatura importante in vista della gara iridata: per il bronzo, ma anche per provare a fare da guastafeste alle solite due padrone di casa pronte a darsi l’ennesimo appuntamento stagionale sulla pedana centrale e con l’oro in palio.
La leonessa indomita, il Campionissimo e la stellina emergente. L’Europeo dell’Ungheria, fatto di un argento e tre bronzi, lo si può riassumere così. La leonessa risponde al nome di Emese Szasz, che dopo aver toccato lo scorso agosto a Rio il punto più alto della sua carriera, è ancora in pedana a lottare. Non molla mai la trentaquattrenne di Budapest: Giulia Rizzi l’ha purtroppo imparato a sue spese, e anche la Kolobova in semifinale ha dormito sogni tutt’altro che tranquilli, con l’Olimpionica in rimonta e quasi vicina al riaggancio. All’estremità opposta c’è Liza Pusztai, sedicenne che ha fretta di bruciare le tappe e diventare grande: un mese dopo aver vinto il Mondiale Cadetti, si prende il bronzo a livello Assoluto al suo primo Europeo. In mezzo, il Campionissimo: Aron Szilagyi centra l’argento a livello individuale e si prende il bronzo con la squadra.
A chiudere il medagliere, la pattuglia dell’Est Europa: la Romania torna a casa con il bronzo di una Bianca Pascu particolarmente ispirata in questa fase di stagione, che dopo il terzo posto nel Grand Prix di Mosca, si ripete a Tbilisi. L’impresa vera, però, la firmano le spadiste. Un terzo posto tutto cuore e grinta per una squadra che, persa in blocco la vecchia guardia plurititolata, si è presentata ai blocchi con una formazione rinnovata (Adela Danciu, Raluca Sbircia, Amalia Tataran, Greta Veres) e poco esperta. Ma che ha saputo fermare l’Ucraina ai quarti, far soffrire la Russia in semifinale e piegare l’Estonia nella finalina per il bronzo. La squadra baltica, mancata la riconferma con il team femminile nella prova a squadre, si consola con i bronzi individuali di Julia Beljajeva e Nikolaj Novosjolov. Una medaglia a testa, infine, per Ucraina e Repubblica Ceca, seconda e terza classificata della gara a squadre di spada maschile.
Twitter: agenna85
Fotografia Augusto Bizzi