Alla gazzetta dello Sport l’acese parla del serio problema che lo ha costretto a saltare la prima gara stagionale.
Tanta paura ma ora il peggio sembra essere passato. A mettere fuorigioco Daniele Garozzo per la tappa inaugurale del Cairo, uno pneumotorace manifestastosi all’improvviso lo scorso 10 ottobre. A raccontare la sua brutta esperienza, è lo stesso oro Olimpico in un’intervista alla Gazzetta dello Sport: «Il 10 ottobre scorso ero in palestra, mi sentivo strano. Dopo ogni assalto ero affaticato, troppo più del solito. Ero affannato, con il respiro corto. Ho detto ragazzi, qui c’è qualcosa che non va, me ne torno a casa e mi faccio una doccia. Solo che stavo sempre peggio, sono andato nello studio di radiologia dove lavora il papà di Camilla Mancini e la radiologa dopo aver visto l’esito mi ha detto: non so come fai a stare in piedi».
«Avevo il polmone destro collassato per un pneumotorace. Quando me lo hanno detto mi è venuto un colpo, studio medicina e so cosa vuol dire» continua Daniele, che poi entra nel dettaglio del suo problema: «Di solito viene per un colpo, ma a me ne è capitato uno spontaneo primario, si è formata una bolla di aria nel polmone, che è collassato». Per lui, però, le disavventure non sono terminate con l’inserimento di un tubo di drenaggio: «Purtroppo nella tac di controllo sono risultate altre bolle. Tramite Diana Bianchedi ho contattato il dottor Crucitti, un chirurgo toracico. Mi ha detto che c’era un rischio di recidiva del 25% nei prossimi due anni. Con l’impegno d’atleta e tutti i viaggi che faccio diventava rischioso. Così venerdì mi ha fatto una bullectomia, mi ha rimosso un pezzo di polmone grande un po’ di più di un’unghia e un po’ di pleura. Ora per dieci giorni posso fare una camminata la mattina e una la sera, poi c’è il primo controllo, tolgo i punti e vedremo».
L’obiettivo di Garozzo è quello di ritornare per il Grand Prix di Torino, ma l’oro di Rio non vuole forzare i tempi o fare le cose di corsa: «Vorrei tornare per Torino (inizio dicembre), ma non voglio farmi prendere dalla fretta. Ho passato davvero momenti brutti, anche tornare a casa dall’ospedale con mia mamma in auto mi ha distrutto. Ora sono ancora un po’ debilitato, però sono felice, è stato veramente tremendo, ma il peggio è alle spalle. Il medico mi ha solo detto di avere pazienza».
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Fotografia Augusto Bizzi/Fie