Daniele Garozzo ci racconta il suo ritorno in pedana al Grand Prix di Torino
Torna a ruggire Daniele Garozzo, e lo fa dal primo assalto della mattina, lo fa con ostinazione e pazienza quando l’avversario ucraino sembra trovare spazio per battere il campione Olimpico ed Europeo in carica, battendo anche un Dmitrij Rigin che sembra animato da nuove speranze e fermandosi solo davanti ad Alessio Foconi per l’ingresso in semifinale, con l’applauso fragoroso del pubblico fino a quel momento avvolto in un silenzio quasi religioso.
Al termine della gara lo abbiamo intervistato sul suo ritorno in pedana e sulla gara di Torino.
Com’è andata la gara?
La gara è andata bene, sono contento del mondo in cui ho reagito, ho dato veramente tutto dall’inizio alla fine e di questo sono molto orgoglioso perché non era semplice, non era scontato dare così tanto in una situazione così difficile.
Per quel che riguarda il risultato sono un po’ dispiaciuto, perché speravo di ottenere qualcosa in più nonostante la preparazione non fosse delle migliori, però devo dire che Alessio è stato veramente bravissimo ed ha meritato di battermi.
Per quel che mi riguarda ovviamente c’è molto da lavorare soprattutto dal punto di vista fisico, ieri è stato più un gettare il cuore oltre l’ostacolo, e sono riuscito a portare a casa un piccolo risultato che però per me ha un valore molto importante dal punto di vista emotivo e di questo sono contento. Spero di avere a Parigi un’altra forma completamente, sia fisica che schermistica.
Sei uscito nell’assalto con Alessio Foconi, che è anche un tuo grande amico.
Sì, ho letto l’articolo in cui ha detto che probabilmente si è vista la mia stanchezza, non sono d’accordo, lui è stato bravo e mi ha battuto perché è stato più bravo in quell’assalto. Quindi faccio i miei complimenti a lui per come ha tirato contro di me, e come ha tirato durante tutta la gara.
Alessio per me è un fratello più che un amico ma quando si sale in pedana si combatte. L’amicizia non si porta sulla pedana, così come non si porta l’assalto fuori dalla pedana. La rivalità che ho con Alessio Foconi, o con gli altri atleti della squadra, non può modificare in qualche modo il rapporto che c’è tra di noi, se io ho un rapporto stupendo con lui ce l’ho fuori dalla pedana, il momento in cui mi metto la maschera non lo conosco e quello in cui me la tolgo siamo di nuovo amici come se non fosse successo niente anche se ci siamo presi a pedate durante l’assalto.
Hai avuto molto tifo, com’è il rapporto con il tifo per un atleta? Soprattutto per uno schermidore che forse non è così abituato ad avere molto pubblico.
Fa tanto piacere avere il pubblico, non perché migliori la performance, ma perché ne amplifica il valore, rende onore all’impegno ed al valore dell’atleta.
Ringrazio tutti quelli che sono venuti, che sono stati un po’, ma sempre un po’ pochi, in questo senso secondo me deve cambiare un po’ il senso dell’organizzazione delle gare, bisogna cominciare a pensare a qualche format diverso perché questo format di gara è perdente, non funziona l’organizzazione così delle gare, e la dimostrazione è che i palazzetti sono sempre vuoti. Per quanto ieri ci fosse pubblico, era comunque veramente vuoto il palazzetto quindi c’è bisogno di cambiare qualcosa, magari portare le gare fuori dai palazzetti, portarle in piazza, quindi non a Torino con quel freddo (ride, nda) oppure portarle nei teatri, portarle in altre situazioni, pensare ad altre soluzioni, nuove formule di gara, magari più brevi, insomma cambiare qualcosa perché così non si va avanti.
Twitter: @Ariariasally
Fotografia Augusto Bizzi