Matteo Neri: «Sogno Tokyo, ma prima gli Under 20»

Lo sciabolatore bolognese, in un’intervista al Resto del Carlino, parla degli obiettivi fra immediato futuro e sogno Olimpico.

 

Da qui a Tokyo il cammino è lungo, molto lungo. Ma tutto ciò non sembra impensierire Matteo Neri, sciabolatore classe 1999 e fresco di vittoria nella tappa di Coppa del Mondo Under 20 di Budapest nel giorno della Befana. Un back to back per lui, che già nella capitale ungherese ci aveva vinto l’anno scorso.

Ma per il giovane bolognese c’è poco tempo per festeggiare, perché all’orizzonte c’è un’altra gara di Coppa del Mondo da affrontare e una lunga trasferta verso Phoenix, Arizona: «Nel 2017 ho raggiunto la finale (chiudendo al secondo posto, ndr), mentre l’anno prima sono uscito quasi subito» racconta Matteo in un’intervista concessa all’edizione odierna de Il Resto del Carlino. E se l’Under 20 rappresenta l’immediato presente, il futuro ha un nome ben preciso, ovvero i Giochi Olimpici di Tokyo 2020: la concorrenza è spietata, ma Neri non vuole darsi per vinto in partenza: «Mi piacerebbe andarci, sicuro.Ma è difficile, anzi, durissima», stimata una percentuale del 40%: «siamo al di sotto del 50%, ci vorrebbe un mezzo miracolo. La squadra cominceranno a formarla l’anno prossimo, io devo continuare il mio percorso di crescita».

Più nell’immediato, però, ci sono da affrontare altre tappe di Coppa del Mondo della sua categoria oltre agli Europei a Sochi e, soprattutto, i Mondiali casalinghi di Verona. Tanti impegni e perdipiù ravvicinati, da vivere però con la consapevolezza di essere fra gli atleti più forti e temuti in circolazione: «Sin qui ho vinto due gare su quattro in Coppa del Mondo, sto diventando un osso duro. Andare ai Giochi sarebbe il massimo ma prima ci sono le prove Under 20. Voglio dimostrare di essere all’altezza».

Al di fuori della pedana, a incombere su Matteo c’è l’esame di maturità; inevitabile cadere sulle difficoltà che da sempre incontra chi si trova a dover conciliare l’attività agonistica con lo studio: «È davvero difficile, soprattutto quando sono in giro». Anche se l’azzurro ha già trovato il modo di sopperire, almeno in parte, ad esse grazie all’aiuto dei compagni di classe: «Loro mi danno una mano a recuperare, io racconto loro quanto mi accade nelle mie trasferte».

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Fotografie Augusto Bizzi