Il quartetto della sciabola maschile viene battuto solo dai coreani e conquista l’argento a Wuxi. Bronzo per l’Ungheria.
Si sono arresi solo ai più forti, dopo che Luca Curatoli era riuscito a mettere nuovamente in discussione un assalto che sembrava chiuso prima del tempo. A Wuxi vince nuovamente la Corea, ancora sul tetto del mondo un anno dopo Lipsia, ma l’Italia si prende un altro podio e torna a casa dalla Cina con un argento lucente al termine di una prova maiuscola terminata solo al cospetto di chi ha certificato con il titolo iridato il dominio esercitato in tutto l’arco della stagione.
Un bel regalo di compleanno per Luca Curatoli e Luigi Samele, che proprio oggi spengono le candeline, ma anche un riscatto di tutta la squadra – Enrico Berré in primis, con Aldo Montano per tutto il tempo “capitano non giocatore”- dopo l’opaca prova individuale di tre giorni fa. La solita bella italsciabola, capace di uscire alla grande da una parte di tabellone tutt’altro che banale che le aveva messo sulla strada la sempre temibile Russia e l’Ungheria di Aron Szilagy che, agli ultimi Europei di Novi Sad, l’aveva battuta in finale e con cui c’era aperto il conto della semifinale dello scorso anno a Lipsia, con la rimonta vincente del due volte Olimpionico a spegnere i sogni di medaglia pesante degli azzurri. È toccato ai magiari – poi terzi dopo aver battuto la Gerogia – questa volta chinare la testa, complice anche il 5-0 di Samele a Szilagy che ha dato lo strappo finale al match.
A quel punto, restava solo da regolare – sportivamente parlando – i conti con gli avversari più forti e temuti, la squadra che per quasi tutto l’arco del torneo ha potuto concedersi il lusso di lasciare in panchina il campione del Mondo Kim Junghwan. L’inizio incoraggiante, ma poi l’immediato ritorno dei coreani che scappano e di fatto chiudono la contesa, respingono un primo tentativo di rimonta azzurra, riscappano e all’ultima frazione si presentano 40-26. Ma prima che la loro festa potesse avere inizio, hanno dovuto fare i conti con Curatoli e la sua voglia di impresa, tanto folle quanto cercata con ogni forza. Si è fermato a quota 39, il giovane azzurro, mentre la paura stava cominciando a trasformare il volto di Sanguk e la rimonta incredibile pareva assumere i connotati di qualcosa in più di un semplice sogno. Ma, alla fine della gara, il proverbiale bicchiere in casa Italia è molto più che mezzo pieno.
Twitter: agenna85
Fotografia Augusto Bizzi