A Livorno sarà in gara nella sciabola femminile. Alla vigilia dell’appuntamento iridato Master, Maria Teresa Conconi ci racconta come è nato il suo amore per la scherma.
Maria Teresa Conconi è una donna di scienza. Professore ordinario di Anatomia Umana dell’Università di Padova insegna nel corso di Laurea in Farmacia. Le sue ricerche spaziano dall’ingegneria tessutale, alla medicina rigenerativa, ai potenziali farmaci antitumorali. Moglie e madre di schermidori, 10 anni fa si è innamorata della sciabola e del mondo master, ed è ora una sciabolatrice della cat. 3.
Quello di Livorno non sarà il suo primo mondiale, ma avrà per lei un significato particolare. L’abbiamo incontrata alla vigilia dell’importante appuntamento iridato, ci siamo fatti raccontare il suo percorso e la sua quotidianità, apprendendo un’importante lezione: non importa a che età si inizi a tirare; con lo spirito giusto ci si diverte e si possono anche avere grandi soddisfazioni.
Come e quando sei arrivata alla scherma?
Sono approdata 10 anni fa, a 50 anni, quando ho avuto la possibilità di ritagliarmi un po’ di spazio tra famiglia e lavoro e ho pensato che fosse salutare abbandonare la mia amata postazione di riposo sul divano con generi di conforto vari. Ho scelto di fare scherma perché mia figlia e mio marito erano già coinvolti in questa attività e potevo, così, aumentare il tempo passato insieme e condividere con loro un altro interesse. In seguito, ho continuato perché mi piaceva e mi ha permesso di conoscere e apprezzare nuovi amici.
Ti ricordi la tua prima gara? Come ti sentivi?
Sì, era una prova del circuito organizzata dalla mia società, il Petrarca, circa 3 mesi dopo che avevo iniziato a frequentare. Di conseguenza, la mia più grande preoccupazione era quella di rimanere in piedi; mi ricordo che ne ho prese veramente tante!
Maria Teresa, tu hai una vita lavorativa impegnativa, una famiglia, cosa ha aggiunto la scherma alla tua vita di tutti i giorni?
Sicuramente leggerezza. Anche se sono stanca e mi devo fare forza per affrontare l’allenamento, ogni volta che torno dalla sala mi sento meglio: il tono dell’umore è ottimo e ho la testa svuotata da qualsiasi pensiero. A questo si aggiunge il lato ludico che risveglia il bambino che c’è sempre in ciascuno di noi.
I tuoi collaboratori, i tuoi allievi sanno di questa tua passione?
Non tutti, solo quelli che mi sono più vicini. Tendo a scindere in modo molto rigoroso la mia vita privata da quella professionale. A volte però ho ritrovato alcuni miei allievi come compagni di sala.
Tu sei una beginner, ma sei arrivata al mondiale da numero 1 del ranking italiano di categoria, partecipi con uno spirito diverso dalle altre volte?
Direi proprio di sì, ma non per la posizione nel ranking. Tre anni fa, durante un assalto in sala, mi sono rotta il crociato anteriore e ho avuto uno stop di circa due anni. Non avrei mai creduto, vista la mia età, di poter tornare a tirare in assoluto e meno che mai in modo competitivo. Il solo essere a Livorno è un già regalo e una gioia grandissima. Cercherò di dare anche quello che non ho, ma per me sarà comunque una festa.
Quali difficoltà hai incontrato nell’affrontare da adulta la scherma a livello agonistico?
Dal momento che le sedute di allenamento sono dalle 20.30 in poi, l’unica difficoltà che ho incontrato è stata schiodarmi dal divano dopo una giornata di lavoro. Ribadisco, sono pigra!!!
Marina Passaseo