«Mi hanno discriminata», la Errigo fa ricorso urgente al TAS di Losanna

L’atleta lombarda ricorre all’arbitrato internazionale contro l’esclusione della gara di Seul. 

 

La tregua, seppur armata, è finita: Arianna Errigo muove ancora alla carica e non molla la sua battaglia per gareggiare in entrambe le armi a Tokyo. E il rilancio della muggiorese è di quelli che fanno rumore, perché nel corso di una lunga intervista ospite di Sky Sport di 24, la due volte campionessa del Mondo di fioretto ha reso pubblico il ricorso al TAS di Losanna, portando in tribunale non solo la Federazione Italiana ma anche quella Internazionale.

Alla base del ricorso, la vicenda legata al Grand Prix di Seul: inizialmente inserita fra le convocate per la tappa asiatica di sciabola, la Errigo è stata successivamente depennata dalla lista. Una scelta, questa, che secondo il suo legale Cesare Di Cintio, rappresenterebbe non solo la violazione del diritto alla pratica dello sport agonistico, ma anche una discriminazione nei confronti della stessa atleta rispetto ad altre. «Il casus belli è rappresentato dalla mancata convocazione in nazionale nella prova di sciabola di Coppa del Mondo a Seul, ad aprile» ha raccontato il legale, anch’egli presente in studio con la propria assistita «ricordando che ad aprile è iniziato ufficialmente il percorso delle qualificazioni olimpiche. Arianna era stata pre-convocata poi però, durante un colloquio telefonico, le è stato comunicato di non essere più convocata. Non stiamo parlando di una decisione tecnica ma qui siamo di fronte ad una decisione di natura prettamente politico federale».

Oltretutto, fa notare la Errigo, arrivata dopo una gara, quella di Sint Niklaas, in cui si è ben comportata a livello individuale e in cui ha fatto un esordio più che positivo nel quartetto per la prova a squadre, contribuendo al terzo posto finale delle azzurre: «Nell’ultima gara di sciabola sono stata la migliore a livello individuale, ho tirato benissimo nella gara a squadre. Poi alla gara successiva decidono di non portarmi. Ma come?  Lo spazio a disposizione non era per quattro convocate, ma per dodici. Sono rimasta a casa. Avrei dovuto dire: ok, se decidete così è giusto, in questi anni ho sacrificato tanto ma non fa niente? Eh no. Dopo tre anni non mi puoi dire di no. Il braccio di ferro non può non esserci».

L’appello al massimo Tribunale di Arbitrato Sportivo, perdipiù con coinvolta anche la Federazione Internazionale, ha tutte le carte in regola per rappresentare un vero e proprio punto di non ritorno di questa lunga e snervante querelle con protagonista una delle stelle della scherma azzurra. Che, forte dell’appoggio di colleghi italiani e stranieri, porta avanti la sua battaglia: «Noi non stiamo chiedendo il diritto di partecipare alle Olimpiadi ma il diritto di potersi guadagnare la qualificazione in pedana. Ciò che le è stato negato», è la chiosa di Di Cintio.

Nel frattempo, in vista degli ormai sempre più prossimi Campionati Europei di Dusseldorf, per Arianna restano al momento aperte solo le porte della squadra di fioretto, ma dalle sue parole emerge la speranza di un pronunciamento a breve termine da parte del TAS che le permetta di gareggiare anche nella sciabola: «Agli Europei a Dusseldorf gareggerò nel fioretto, al momento. Ma spero di arrivare lì con entrambe le armi. Io sono dell’idea che lo sport sia meritocratico, soprattutto il nostro. Se non parlano i risultati cos’altro deve parlare? Quando meriti una cosa, la vuoi. Io sono la prima ad aver fatto un passo indietro quando non avevo obiettivamente le carte in regola per andare avanti. Sono andata dal CT e gli ho chiesto: cosa devo fare per essere convocata? Devi fare questo. Ok. Io ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto».

Twitter: agenna85

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Fotografia Bizzi