Ad Amsterdam ha vinto la sua prima gara di Coppa del Mondo due mesi dopo aver centrato il bronzo ai Mondiali di scherma paralimpica a Cheongju. Rossana Pasquino ci racconta le sue sensazioni.
Cheongju, Campionati Mondiali di scherma paralimpica, settembre 2019: nella semifinale della prova individuale di sciabola femminile Categoria B Rossana Pasquino, già certa di una medaglia dopo un’entusiasmante rimontai ai quarti di finale contro la polacca Hareza, affronta la cinese Tan Shumei. Stravince la cinese (15-4), ma per l’atleta campana arriva un prestigioso bronzo. Sarebbe stato solo l’inizio.
Amsterdam, novembre 2019, Coppa del Mondo: le stesse due protagoniste ancora una di fronte all’altra e in palio una comunque importante vittoria in Coppa del Mondo. Questa volta la storia è diversa, perché l’azzurra ad avere la meglio, con un netto 15-7 che vale il primo successo in carriera. Il resto è storia, di un abbraccio di tutta la squadra azzurra, di un inno tutto da gustarsi a giusta ricompensa di tanto lavoro e di un crescendo che risultato dopo risultato ha portato Rossana Pasquino in alto.
Rossana, due mesi fa la medaglia Mondiale, adesso la vittoria in Coppa del Mondo: che momento per te!
Assolutamente magico, se lo vuoi chiamare così. In realtà è stata una crescita continua, l’ho anche analizzata assieme a Marco Ciari e Dino Meglio: l’anno scorso agli Europei ho perso contro una mia compagna di squadra (Marta Nocent, ndr) per entrare nelle otto, da quando è iniziata la qualifica spesso uscivo alla prima diretta, poi ho cominciato a fare le prime finali a otto e quindi è arrivato il podio ai Mondiali. Diciamo che ora scendo in pedana con altro piglio e con ben altra consapevolezza dei miei mezzi. E anche le avversarie se ne accorgono.
Hai vinto battendo la cinese Tan, che ti aveva fermato al Mondiale, la vendetta perfetta per te.
Si, oltretutto lì mi aveva proprio asfaltato, nemmeno battuto! Questa volta però è stato diverso, le ho messo già qualche dubbio dopo averla battuta al girone lasciandole solo due botte (ed è stata comunque quella che me ne ha messe di più!), mentre io sono salita in pedana più convinta, perché sapevo che potevo batterla di nuovo e così è stato. le ho restituito il favore, diciamo così.
Come hai festeggiato questa vittoria?
In realtà non abbiamo fatto una grossa festa, ho bevuto una cosa con il mio Maestro a Benevento Dino Meglio, ma non sono riuscita a festeggiare con tutta la squadra: un po’ perché alcuni avevano la gara il giorno dopo, un po’ perché eravamo un po’ tutti sparpagliati nei vari alberghi. Però c’è stata una grande festa in pedana appena dopo l’ultima stoccata: una cosa incredibile, con tutti i miei compagni che sono corsi ad abbracciarmi ed erano tutti felici per me. Emozioni uniche, che prima non avevo mai provato e che non dimenticherò mai.
E poi quell’Inno che risuonava per te…
Io l’ho cantato, in realtà però lo cantavo per gli altri: in quel momento io rappresentavo l’eccellenza italiana, e questa cosa mi ha fatto venire la pelle d’oca, ero molto felice. Cioè, in realtà ero talmente in trance agonistica che avevo voglia di tirare ancora, mi sono chiesta se davvero fosse finita o se ci fosse ancora qualcuno che volesse tirare. È stato bellissimo.
Le avversarie ora ti temono e sanno che devono fare i conti con te: quanto ti cambia vedere l’assalto da questa prospettiva?
Cambia tanto. Prima salivo in pedana con tanta paura, con quella sensazione di ansia in gola che spesso mi bloccava. Ora è tutto diverso, me la godo decisamente di più, quasi come se salissi per giocare. Salgo in pedana con tanta voglia
A che punto sei nel tuo percorso di qualifica verso Tokyo?
Non è ancora fatta, quindi ancora non si può dire nulla. Ci sono ancora altre gare da disputare, fra cui i Campionati Europei del prossimo maggio che hanno punteggio 1,5. Inoltre ci sono anche un paio di prove di Coppa del Mondo, insomma è lunga! La voglia è tanta, sto lavorando sodo per provare a esaudire il mio sogno di andare alle Paralimpiadi, ma come detto il lavoro da fare è tanto.
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Foto Pavia/Bizzi