Battuta in finale la cinese Qian. Podio anche per Brunet e Seo. Brutta gara per le azzurre, subito fuori scena.
Gara che fa, statistiche che aggiorna. Vittoria numero 28, podio numero 52: Olga Kharlan, nella serata di Salt Lake City mette un’altra tacca ai suoi numeri, sbanca la seconda prova stagionale e festeggia un avvio di stagione sprint con due piazzamenti sul podio in altrettante gare dopo il terzo posto di Orleans.
Vince l’ucraina e lo fa con 15-9 periodico, portandosi a casa con questo punteggio quasi tutti gli assalti ad eccezione per il quarto di finale con la tedesca Limbach chiuso con l’avversaria a quota 10. Curiosità numerica a parte, forse la certificazione migliore della sicurezza con cui la Kharlan ha condotto la gara, sigillata dal successo nell’assalto decisivo contro la cinese Qian Jiaruai non prima di essersi presa la rivincita su Manon Brunet, che proprio dalla vittoria con Olga in semifinale per 15-14 aveva poi spiccato il volo verso il suo personale secondo successo nella tappa casalinga. Terzo posto per la francese, da condividere con la coreana Seo Jiyeon.
Altra gara con poche gioie, invece, per casa Italia: del resto già la giornata di venerdì, con sole 4 ragazze che erano riuscite a raggiungere Irene Vecchi al tabellone principale non era stata un’alba incoraggiante. Il resto lo hanno fatto le eliminazioni al primo turno di Irene Vecchi – battuta in rimonta dall’ottima Sarah Noutcha, arrivata poi fino ai quarti dopo aver battuto anche Velikaya – Rossella Gregorio, quasi mai in assalto contro la romena Pascu, e Michela Battiston, fermata dall’iridata 2018 Sofia Podzniakova.
Di poco meglio hanno fatto Rebecca Gargano e Lucia Lucarini, che dopo aver passato il primo turno, hanno chiuso la loro avventura al cospetto di Anna Marton e della futura vincitrice. Sussulti, in una serata da dimenticare al più presto. E con la speranza che la musica a squadre possa cambiare.
Classifica – 1. Kharlan (Ukr), 2. Qian (Chn), 3. Brunet (Fra), 3. Seo Jiyeon (Kor), 5. Emura (Jpn), 6. Komashchuk (Ukr), 7. Limbach (Ger), 8. Noutcha (Fra)
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Foto Manky/Bizzi