Ad Anaheim il Grand Prix di fioretto: fra paura e assenze pesanti, in palio gli ultimi pass individuali per le Olimpiadi

Il Grand Prix californiano chiude il percorso olimpico individuale per il fioretto, ma deve fare i conti con l’emergenza Coronavirus e l’assenza pesante dei tiratori italiani e russi.

 

Al momento nessuna cancellazione all’orizzonte, malgrado la vicinanza con Indian Wells, costretta pochi giorni fa a cancellare uno dei tornei di tennis più importanti della parte iniziale di stagione causa caso di positività al Coronavirus. Ad Anaheim si gareggia, ma senza pubblico e con accesso limitato ai soli atleti, arbitri e staff. Proprio come già accaduto nello scorso fine settimana in occasione delle gare di Coppa del Mondo di sciabola maschile in Lussemburgo e del Grand Prix di spada a Budapest.

Un Grand Prix di fioretto in tono minore, dunque, complice l’assenza di due potenze come l’Italia e la Russia. Scontata la mancata trasferta delle formazioni azzurre vista la drammatica situazione nel Paese che ha portato allo stop totale di ogni attività sportiva e la fisica impossibilità di volare oltreoceano causa blocco totale dei voli da e per l’Italia. Al momento, entry list alla mano, non sembrano esserci altre rinunce di peso, ma facilmente la situazione è destinata ad evolversi nelle prossime ore e non sono da escludere altri forfait dell’ultimo minuto.

Non una situazione facile da gestire, vista comunque l’importanza della posta in palio: il Grand Prix di Anaheim, infatti, chiude il percorso di qualificazione a Tokyo 2020 del fioretto e da assegnare ci sono ancora i posti destinati a chi non è riuscito a qualificarsi con la squadra. L’ultima chiamata per chi ancora nutre ambizioni di volare in Giappone il prossimo luglio senza passare dai tornei di qualificazione continentali in programma a metà aprile.

Senza contare le implicazioni che una prova come il Grand Prix, che ricordiamo prevede la maggiorazione del punteggio con un coefficiente di 1.5, ha sul ranking di Coppa del Mondo. In questi tempi di incertezza e di grande emergenza, forse sarebbe stato il caso di rimandare tutto a quando le acque, si spera, possano essersi placate. Lasciando preoccupazioni (e recriminazioni) alle spalle una volta per tutte.

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Foto Bizzi