Ai Giochi Olimpici di Rio 2016 Rossella Fiamingo è medaglia d’argento nella prova individuale di spada femminile, sfiorando un’impresa, quella di laurearsi campionessa Olimpica dopo aver vinto due Mondiali di fila, non riuscita nemmeno a Laura Flessel.
Arrivare lì dove nemmeno la sua idola e ispiratrice Laura Flessel era riuscita a spingersi: mettere in bacheca l’oro Olimpico dopo aver vinto il titolo iridato nei due anni precedenti. Se c’è un pensiero stupendo che titilla la mente di Rossella Fiamingo alla vigilia della partenza per il Brasile, è proprio quello di portare a termine un’impresa davanti alla quale la fuoriclasse transalpina era stata respinta a poco dalla conclusione: iridata nel 1998 e nel 1999, a Sidney la Flessel – già oro quattro anni prima ad Atlanta – si è fermata soltanto al bronzo.
Ai Giochi di Rio 2016 è lei la più attesa, unica carta al mazzo di un’Italia a cui è sfuggita clamorosamente e dolorosamente la qualifica a squadre. Mosca, croce e delizia di Rossella e dell’italspada: il secondo titolo per Ross ma anche la fatal Francia sul cammino verso Rio, l’inizio della fine per i sogni olimpici delle ragazze di Cuomo.
Ma non c’è solo il filotto a rendere storica l’eventuale medaglia d’oro della spadista catanese classe 1991. Sino a qui l’Italia ha vinto tantissimo al femminile, ma sempre e soltanto nel fioretto, in una lunga storia fatta di trionfi cominciata con Irene Camber e con ultimo, provvisorio atto in attesa della gara di Rio, del dominio assoluto messo giù a Londra fra prova individuale e prova a squadre. Ma nelle altre armi, il metallo più prestigioso ancora mancava. Nella spada, in particolare, ci erano andate molto vicine Laura Chiesa, Elisa Uga e Margherita Zalaffi (con Sara Cometti in qualità di riserva, mai scesa in pedana e quindi non premiata): per loro argento ad Atlanta, battute dalla Francia.
Ma, soprattutto, che bello sarebbe, per completare il tutto al meglio, mettere il proprio nome accanto alla voce “medaglia d’oro assoluta numero 200 per l’Italia ai Giochi Olimpici”?
Da due anni a questa parte, Rossella Fiamingo si è dimostrata autentica macchina da guerra nelle gare con in palio le medaglie pesanti. Le gare di Kazan e, forse ancora di più, di Mosca erano stati quadri pennellati al limite della perfezione da parte della siciliana. E i primi assalti della gara di Rio non si discostano affatto da quel copione recitato nei due trionfali Mondiali, sopratutto perché la sua parte di tabellone è una sorta di oceano infestato di squali. Nella peggiore delle ipotesi, il percorso prevederebbe un ottavo di finale contro la russa Lyubov Shutova e una sfida a una fra Violetta Kolobova e Ana Maria Branza per l’accesso alle semifinali.
Ma se c’è una gara dove più di tutte ogni cosa può accadere, questa è l’Olimpiade: succede così che Kong Man Wai sgambetti Shutova, mentre la scatenata Choi Injeong infiocchetti amari calici dapprima a Violetta Kolobova agli ottavi quindi proprio alla Branza nei quarti. Certo, non che le due asiatiche siano avversarie morbide: Kong Man Wai è fra le spadiste in maggiore ascesa e sarebbe arrivata, nel giro di un paio di stagioni, alla vetta della classifica; Choi Injeong naviga nelle zone alte dei ranking e, come tutte le atlete dell’estremo oriente, nei grandi eventi rappresenta sempre una pericolosa mina vagante. Ad ogni buon conto, quel giorno non rappresentano un problema per Rossella Fiamingo: 15-11 alla Kong e 15-8 ancora più netto alla Choi sono il lasciapassare per la semifinale.
Non c’è due, senza tre. L’adagio è vecchio come il mondo e anche in quel pomeriggio brasiliano, mentre in Italia la giornata comincia già a declinare verso l’afosa sera agostana, si dimostra veritiero. Perché superate le prime due asiatiche, sul cammino di Rossella se ne palesa una terza. Sun Yiwen, cinese, è un’altra ragazza in forte ascesa e proprio all’alba della stagione con vista sui Cinque Cerchi, si era imposta nella tappa inaugurale di Coppa del Mondo a Legnano.
Quello contro la cinese è il vero assalto capolavoro di Rossella. E lo è nel momento in cui il cronometro segna 28 secondi alla fine e il tabellino 11-8 Sun. Facile a questo punto impostare la macchina del tempo e tornare indietro di quattro anni, a una Vezzali sull’orlo del baratro e a una Nam che cominciava a pregustare la medaglia di bronzo. Come sia andata a finire ce lo racconta la Storia. Ma torniamo sulla pedana di Rio e un assalto che sembra sfuggire via dalle mani. E poi la rimonta clamorosa, che sull’11-11 rimette tutto in discussione. E alla fine il guizzo vincente, la morte subite che stronca le velleità di finale della Sun e lancia in orbita Rossella Fiamingo. La medaglia è in cassaforte, ora resta da capirne il colore.
In principio fu il nuoto. Troppo noioso, meglio cambiare sport. Ma non uno di quelli che presuppone l’uso della palla, perché da mancina difficilmente avrebbe potuto avere successo. Più di un esempio è lì a dimostrare che non tutte le ragioni, Emese Szasz, le aveva affermando ciò. Ma tutte le ragioni le ha avute al momento di optare per la scherma, perché anno dopo anno è diventata una delle più grandi interpreti della spada. Due Coppe del Mondo già in bacheca, un argento e due bronzi ai Mondiali. Ma anche tanti infortuni con cui fare i conti e da cui era sempre tornata più forte di prima. E adesso eccola lì, faccia a faccia con Rossella Fiamingo a giocarsi il jackpot che la ripagherebbe in un’unica soluzione e con tutti gli interessi, di essere sempre stata lì per l’acuto ma di averlo sin lì mancato.
Il match si incanala subito su canali favorevoli all’azzurra. Rossella, passata la grande paura contro la cinese, sembra tornata di nuovo la spietata macchina da scherma capace nei due anni precedenti di polverizzare la concorrenza a Kazan e Mosca. L’ungherese, dal canto suo, è alle corde ma resiste e rimane quanto più possibile in scia. Sul 12-10 Fiamingo, ecco la svolta: la Szasz trova il break vincente, mette in fila quattro stoccate a 0 e si porta a un solo punto dal Sogno. Per trasformarlo in realtà basta e avanza un colpo doppio: 15-13 e fine dei Giochi.
Per Rossella è medaglia d’argento. Si è fermata a un passo dalla leggenda, ma a soli 25 anni si è ritagliata un posto nella storia, diventando comunque la prima spadista italiana ad andare a medaglia in una gara Olimpica individuale. Per scalare l’ultimo gradino che manca verso la Gloria a Cinque Cerchi, il circolino rosso è già segnato sul calendario per il luglio del 2021.
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Foto: Augusto Bizzi