Sessant’anni fa i Giochi di Roma 1960, l’Italia della scherma chiuse con 6 medaglie

Due ori, un argento, tre bronzi. L’Italia della scherma chiude così, con 6 medaglie totali, l’Olimpiade di Roma 1960. Di cui in questi giorni ne ricorre il sessantesimo anniversario.

 

Il primo trionfo di uno sfrontato ragazzo di Louisville destinato a diventare un’icona mondiale ben oltre quanto fatto sul ring; la cavalcata a piedi scalzi di Abebe Bikila; e ancora, le medaglie d’oro di Giovanni Benvenuti, del “Settebello” della pallanuoto, dei pistard nel ciclismo e Livio Berruti nei 200 metri piani. Sono passati sessant’anni dai Giochi Olimpici di Roma 1960 eppure, ancora oggi, quelli sono flash indimenticabili della storia sportiva Mondiale.

Una grande festa a cui ovviamente ha dato il suo contributo anche la scherma, firmando due delle 13 medaglie d’oro complessive della delegazione italiana e chiudendo le proprie gare (sei al maschile e due al femminile) anche con un argento e tre bronzi. E se si parla di medaglie Olimpiche nella scherma, il primo pensiero non può che andare a Edoardo Mangiarotti: il leggendario “Re di spade”, ormai quarantunenne, è ai saluti agonistici ma alla sua ultima Olimpiade da atleta trova il modo di lasciare il segno.

È lui a sfilare davanti a tutti durante la cerimonia di apertura del 25 agosto, portabandiera italiano per la seconda edizione di fila dopo essere entrato con in pugno il tricolore già a Melbourne 4 anni prima. E malgrado non riesca ad affermarsi nel torneo individuale di spada maschile, che viene vinto da Giuseppe Delfino al termine di una maratona estenuante di assalti, trova comunque modo di entrare nell’albo d’oro della manifestazione come componente del quintetto (completato dallo stesso Delfino e da Carlo Pavesi, Alberto Pellegrino, Fiorenzo Marini e Gianluigi Saccaro) che domina la prova a squadre sempre nell’arma non convenzionale.

La firma di Mangiarotti  la si trova anche nell’argento a squadre dei fiorettisti, dove assieme a Aldo Aureggi (scomparso nei giorni scorsi), al già citato Alberto Pellegrino, a Luigi Carpaneda e Mario Curletto si spinge fino alla finalissima cedendo all’Unione Sovietica.

Per l’Italia della scherma, ai Giochi di Roma 1960 ci sono anche tre medaglie di bronzo: due arrivano dalla sciabola, con il terzo posto di Wladimiro Calarese nella prova individuale e quello a squadre conquistato ancora da Calarese assieme a Giampaolo Calanchini, Pierluigi Chicca, Mario Ravagnan e Roberto Ferrari.

La terza, invece, viene dalle fiorettiste ed ha una valenza storica e simbolica di grande rilievo. Otto anni dopo la vittoria di Irene Camber nella gara individuale di Helsinki,  la stessa triestina è parte del quintetto (completato dalla futura campionessa di Monaco 1972 Antonella Ragno, Velleda Cesari, Bruna Colombetti Peroncini – zia di Alfredo Rota – e Claudia Pasini) che mette a referto la prima medaglia Olimpica per il fioretto femminile a squadre. Per i grandi trionfi ci sarebbe stato da attendere ancora qualche quadriennio, ma il seme era stato gettato.

Clicca qui per le altre Storie Olimpiche

Twitter: agenna85

Pianeta Scherma sui socialInstagram, TelegramFacebook