Race Imboden: «In questa America non mi ci specchio, per questo mi sono inginocchiato»

In una lunga intervista concessa al The Guardian, il fiorettista americano Race Imboden ritorna alla sua protesta del 2019 e parla dell’attuale situazione negli Stati Uniti fra razzismo e violenza da parte delle forze dell’ordine.

 

Non è la prima volta che Race Imboden fa sentire la propria voce (clicca qui per l’intervista che ci aveva concesso nel 2019), e facilmente non sarà nemmeno l’ultima. Nell’America sconvolta dalla pandemia e dalle sempre maggiori tensioni sociali, il fiorettista statunitense ribadisce ancora una volta il senso del suo impegno per una società migliore Nessuna maschera, ma un impegno schietto e sincero, partito con il clamoroso gesto di inginocchiarsi durante l’esecuzione dell’Inno Nazionale tanto in Coppa del Mondo (tappa del Cairo nel 2018) quanto ai Giochi Panamericani del 2019, e proseguito con la discesa in piazza in prima persona, assieme alla sua fidanzata Ysaora Thibus, nelle manifestazioni organizzate dal movimento Black Live Matters.

Il campione del Mondo a squadre dell’ultima rassegna iridata a Budapest, ha voluto ribadire ancora una volta il suo impegno in una lunga intervista concessa al britannico Guardian (clicca qui per la versione integrale). E il discorso non poteva non partire dal gesto di inginocchiarsi durante l’inno: «L’ho fatto durante una competizione internazionale perché non mi specchio più nel Paese che rappresento» ha affermato Race Imboden.

Il quale rimane a sua volta sorpreso dello stupore suscitato dal fatto che un atleta maschio bianco, e quindi nato – per sua stessa ammissione – con dei vantaggi si batta per la causa delle persone vittime di ingiustizia in un paese in cui quelli come lui sono privilegiati: «L’attenzione non è su di me, anche se mi sento fortunato ad avere un posto e un momento per parlare e, si spera, cambiare positivamente la mente di alcune persone, soprattutto di quelli che mi seguono. Questo è importante. Ma io ho fatto tutto ciò soltanto perché le cose che ho visto sono orribili per le altre persone».

Il discorso cade inevitabilmente sui temi “caldi” di questi giorni negli Stati Uniti, ovvero l’ennesimo episodio di violenza da parte delle forze dell’ordine ai danni di un appartenente alla comunità afro-americana: «Non c’è alcuna ragione per cui un uomo che possa essere facilmente trattenuto venga colpito per sette volte alla schiena con una pistola» ha detto Imboden a proposito del caso Jacob Blake.

«Tutta questa violenza che avete visto è figlia del fatto che le armi finiscano nelle mani sbagliate», continua il fiorettista originario di Tampa, che poi mette l’accento su un altro episodio che ha lasciato sotto choc gli Stati Uniti in questi giorni, ovvero il duplice omicidio commesso dal diciassettenne Kyle Rittenhouse ai danni di due manifestanti proprio nella stessa città in cui è stato ferito gravemente Blake: «In cima a tutto questo, abbiamo visto la reazione della polizia che gli ha semplicemente permesso di scappare via, mentre dall’altra parte hanno sparato a un ragazzino come Tamir Rice (dodicenne afro-americano, ndr) che giocava con pistole giocattolo e lo hanno ucciso».

Chiara anche la sua posizione a proposito del ruolo che gli sportivi devono avere in questo momento: «Lo sport è il migliore esempio di come persone che in apparenza non hanno il potere, che non comandano le organizzazioni, abbiano in realtà il controllo completo […] E penso che lo sport come sistema stia insegnando alla gente che ha il potere». Alla vista ci sono i Giochi Olimpici di Tokyo nella prossima estate del 2021. La storia dice che da sempre la manifestazione a Cinque Cerchi è palcoscenico ideale per manifestazioni politiche e proprio per questo le recenti restrizioni imposte dal CIO in materia, non sono viste di buon occhio da Imboden: «Credo sia una regola abbastanza stupida. Sono i nostri giochi Olimpici, gli atleti sono lì per dare il loro massimo. Il sistema e l’aiuto che l’USOPC (il comitato Olimpico e Paralimpico statunitense, ndr) ci danno sono fantastici, perché ci permettono di portare avanti il nostro sport, ma ciò non deve togliere nulla a quello che siamo come persone. Inoltre, trovo ironico che si preferisca silenziare le persone arrabbiate piuttosto che risolvere i problemi che le portano ad arrabbiarsi».

In conclusione di intervista, un invito all’amore e all’empatia, ma anche una riflessione preoccupata sul futuro qualora le cose non cambino al più presto: «Io sto insieme a una ragazza nera, caraibica (la fiorettista francese Ysaora Thibus, ndr). Mio figlio sarà un mix di noi due. E se mio figlio cammina per strada o dovesse avere dei problemi con un poliziotto…questo significherebbe che la vita di mio figlio è a rischio? Assolutamente, ora lo è. E questa è una riflessione che tutti dovremmo fare».

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Foto Race Imboden/Facebook