I consigli per la lettura a cura di Simone Biondi. Nella puntata odierna focus su “Capolavori” di Mauro Berruto.
Un incessante dibattito che né il tempo, né lo spazio potranno mai fermare: cos’è arte e cosa no? Credenze e abitudini popolari hanno portato la nostra mente a proiettare la parola arte accanto a opere statuarie, pittoriche, architettoniche. E molte di queste sono e sono state definite capolavori.
Basti pensare a tre quarti del nostro patrimonio artistico e subito rifioriscono geni del calibro di Michelangelo, Raffaello, Donatello, Leonardo, Bernini, Borromini. La lista potrebbe essere di una lunghezza esasperante, quindi è meglio fermarsi qui.
Mauro Berruto ha deciso di far presente a tutti che la parola capolavoro è stata sdoganata anni fa estraniandola dal suo contesto originario, avvicinandola ad altri ambiti. In particolare a quello sportivo.
Il consiglio della settimana
Nel suo “Capolavori“, l’ex CT della pallavolo maschile Mauro Berruto ha raccontato la sua personalissima storia di crescita sportiva e personale. In queste pagine si parte dalla fine, dalla medaglia di Londra 2012 conquistata con la sua Italia, per poi fare un lungo balzo indietro, arrivando a scavare in quel passato che lo ha costruito.
Ognuno ha dentro di sé un grande potenziale che aspetta di essere liberato. Berruto lo spiega tramite le partite giocate in Grecia e Finlandia, la sua prima nazionale, che gli ha permesso di scoprire quanto poco conosceva del mondo. Incita il lettore a superare i propri limiti, perché solo in questo modo si può arrivare lontano. Porta gli esempi di Maradona e Michelangelo, di Juri Chechi e Klein, di sogni tramutati in realtà dalla convinzione umana di dare forma a idee.
Questo libro è un viaggio multiculturale che tocca picchi di estrema bellezza, aiutando chi legge a navigare attraverso secoli di storia e medaglie. E’ un viaggio all’interno della psiche umana, che fa riflettere su quanto spesso non ci si conosca abbastanza, di quanto abbiamo bisogno allo stesso modo di essere soli e in compagnia.
E andando avanti nella lettura, ci si rende conto quanto noi, con il nostro corpo, possiamo far parte del mondo dell’arte all’interno di uno spazio. E si sgranano gli occhi davanti all’evidenza che lo sport sia definibile arte in movimento, concetto ben fondato all’interno della cultura futurista.
Per arrivare a superare lo spazio, bisogna cambiare prospettiva e punti di vista. Bisogna riadattarsi, reinventarsi, abbattersi e risollevarsi, annientarsi per annientare. E infine, quando il tempo sarà maturo, trasformarsi in capolavoro.
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