Schermidori… nel Pallone – Enrico Garozzo: “Mi sono innamorato della Lazio grazie a Beppe Signori”

L’amore per la Lazio nato grazie alle prodezze di Beppe Signori: da allora, Enrico Garozzo non si perde una partita della squadra biancoceleste. Lo spadista azzurro è il primo protagonista della nostra rubrica “Schermidori… nel Pallone”.

 

La folgorazione è arrivata dopo aver visto giocare Beppe Signori. Da quel momento in poi, per Enrico Garozzo è stato amore assoluto per i colori biancocelesti della Lazio, al punto che raramente (e solo in presenza di cause di forza maggiore come gare o ritiri) si perde una partita della squadra capitolina.

E proprio lo schermidore acese, vice-campione Olimpico a squadre ai Giochi Olimpici di Rio 2016 è il protagonista della prima puntata di “Schermidori…nel Pallone” sul rapporto fra gli atleti e la loro squadra del cuore. Una chiacchierata in cui ci siamo fatti raccontare le origini di un amore, i momenti più felici e quelli più dolorosi della vita da tifoso.

Come è nata la tua infatuazione per Lazio?

È “per colpa” di Beppe Signori. Ero piccolo, avrò avuto 8 o 9 anni e mi stavo avvicinando al calcio. Mi piaceva molto questo giocatore e all’epoca era il capitano della Lazio. Poi sono rimasto comunque tifoso della Lazio, ma diciamo che è Signori ad avermi portato alla Lazio e non viceversa.

Cosa ti ha colpito così tanto di Beppe Signori al punto da diventare il fattore scatenante della tua passione per la Lazio?

Mi piaceva tantissimo tecnicamente. Io amo particolarmente i giocatori molto tecnici e lui aveva questo piede sinistro così particolare che mi ha colpito.

Che ricordi hai dell’anno dello scudetto?

Io c’ero! Ero all’Olimpico. Avevo dieci anni ed ero andato allo stadio assieme a mio padre perché proprio in quei giorni mi trovavo in gita a Roma con la scuola. Andammo a vedere Lazio – Reggina: io all’epoca, con il mio entusiasmo da bambino, ci credevo tantissimo – forse ero uno dei pochissimi a farlo – e non potevo capire quanto in realtà vincere fosse qualcosa di pressoché impossibile. Ad ogni modo ricordo benissimo il 3-0 facile facile e l’attesa del risultato da Perugia. Il gol di Calori l’ho ascoltato all’Olimpico, ma c’era un piccolo problema…

Ovvero?

Che dovevamo prendere l’aereo per tornare a Catania e siamo dovuti andare di corsa in aeroporto e la partita della Juve è finita molto dopo. Gli ultimi minuti di Perugia – Juventus li ho sentiti sul taxi. Il tassista aveva la radio al volume minimo che più minimo non si poteva e mio padre gli ha chiesto se poteva alzarlo. Lui lo ha fatto ma molto di malavoglia, al che mio padre gli ha detto: “Delle due l’una: o non le interessa il calcio, o lei è tifoso della Roma”. La sua risposta è stata: “Speravo di morire prima!”.

La festa scudetto della Lazio all’Olimpico il 14 maggio 2000

Dando per scontato che la partita-scudetto sia “hors categorie”, quale è stata la partita che ti ha fatto godere di più?

Ne scelgo una recente: Lazio – Juventus 3-1 della scorsa stagione, quella poi sospesa per il Covid.

E quella che ti ha fatto rosicare di più, invece?

In realtà sono due: uno è il ritorno del preliminare di Champions League contro il Leverkusen, perso 3-0. E poi, sempre nella scorsa stagione, la sconfitta contro l’Atalanta alla ripresa dopo il lockdown perché di fatto fu la fine del sogno scudetto. Dopo pochi minuti eravamo avanti 2-0, poi abbiamo perso 3-2. Mi sentivo già lo scudetto in tasca, e l’ho a detto proprio ad alta voce. In quei giorni ero in ritiro a Formia e ovviamente dopo la sconfitta i miei compagni mi hanno sfottuto tantissimo.

Quale è stata la cosa più folle che hai fatto per seguire la tua squadra? 

Ne ho fatte tante. Ad esempio una volta, quando ero ancora molto piccolo, siamo partiti in treno da Catania per salire a Roma. Siamo stati in città giusto il tempo di vedere Lazio – Juventus allo stadio Olimpico e poi abbiamo ripreso il treno per tornare giù. È stata una cosa veramente matta, mio padre l’ha fatta solo per amore verso suo figlio. Un’altra, ma più recente, è sempre legata a Juventus – Lazio: la mia squadra veniva da una bella vittoria ed eravamo ben messi in classifica. Decido quindi di andare a vedere la partita allo Stadium. Ho pianificato tutto per il meglio: sarei tornato dal ritiro per l’ora di pranzo del sabato, giorno della partita, quindi già al lunedì precedente ho posteggiato la macchina in direzione autostrada per Torino e poi sono partito per Formia. Finito il ritiro e tornato a Milano, metto dentro la sacca nel baule e parto: pioveva di brutto, e la Lazio perse male. Alla fine me ne sono andato via due minuti prima del novantesimo e, come se tutto questo non bastasse, non trovavo più la macchina all’interno del posteggio. Credo di non essermi mai bagnato così tanto in vita mia.

Lazio – Juventus è una partita molto particolare per te perché è anche una sfida in famiglia con tuo fratello Daniele, tifoso bianconero. Come la vivete? 

In realtà lui è sì tifoso, ma non come me. Guarda le partite, segue, ma non è minimamente paragonabile a come seguo io. Lui si arrabbia di più per la Champions League che non per il campionato. Lui la vive in maniera più rilassata, sono solo io che sento particolarmente la rivalità con la Juve.

Tuo fratello è sotto “fuoco incrociato” anche della fidanzata, Alice Volpi, tifosissima della Fiorentina. Tu invece sei riuscito a far appassionare Erika alla Lazio?

Purtroppo no. Anzi, un giorno, mi ha pure detto “tifo Juve!”. No, scherzi a parte, in realtà lei non è per nulla interessata al calcio.

Li prendi i giocatori della tua squadra al Fantacalcio?

Assolutamente sì! Da tre anni ormai prendo fisso Ciro Immobile e poi sempre almeno uno dei nostri interni di centrocampo perché sanno fare la differenza. Quest’anno ad esempio ho preso Sergej Milinkovic-Savic, ma anche Radu e Luiz Felipe.

Twitter: agenna85

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Foto Bizzi