Schermidori…nel Pallone – Alessandro Paroli: “Il Livorno è una fede più forte di ogni momento buio”

L’amore per il Livorno e per Livorno. Un sentimento più forte dei travagli in cui versa la società labronica. Il fiorettista azzurro Alessandro Paroli è il protagonista della nuova puntata di “Schermidori…nel Pallone”.

 

 

Ci sono amori e amori. Nella vita come nel calcio. Ci sono ad esempio gli amori di gioventù, quelli per ragazza più bella e popolare della classe, per una Signora di bianconero vestita che incanta l’Italia con le giocate di Zinedine Zidane e Alex Del Piero. E poi c’è l’Amore quello vero, quello con la A maiuscola e pure in grassetto, quello che fa soffrire e palpitare, più forte anche di tante delusioni.

Per Alessandro Paroli, livornese doc e fiorettista nel giro della Nazionale azzurra, il Livorno rappresenta proprio quest’ultimo tipo di sentimento. Una fede nata grazie al nonno e a una partita vista allo stadio,  cresciuta grazie alle prodezze di Igor Protti e Cristiano Lucarelli e mai intaccata nemmeno in un periodo come quello attuale, in cui la squadra amaranto naviga nell’inferno della Serie C.

Cosa significa per te tifare Livorno?

Quando guardo le partite del Livorno soffro tantissimo. Sto proprio male. Ed è così da tanti anni, da quando ho iniziato a seguire la squadra grazie a mio nonno che mi ha portato allo stadio. Hai presente il classico quadretto familiare con la fede che si tramanda di generazione in generazione? Ecco questo è il mio caso. Poi ho cominciato sempre più ad affezionarmi e a seguirlo.

Quando si tifano squadre che non sono le “big”, sembrano entrare in gioco altre dinamiche come l’orgoglio cittadino, il senso di appartenenza. Ti ci vedi in questa descrizione?

Assolutamente. Anche perché quando ho cominciato a seguire la squadra, il Livorno bazzicava fra la serie C2 e la C1. Ancora ricordo partite contro squadre come l’Iperzola o altre dai nomi più particolari, che ti rimangono impressi. Poi per fortuna, grazie anche all’avvento di Spinelli, le cose sono molto migliorate.

Ti sblocco un ricordo e ti dico: Igor Protti. A cosa pensi?

Indiscutibilmente è lui il mio idolo. Quando arrivò a Livorno nel 1999 avevo dieci anni ed è stato il giocatore che ha acceso i miei sogni. Ma soprattutto, segnò il gol che ci permise di tornare in Serie B. Ricordo benissimo quella trasferta a Treviso, ci andai assieme a mio padre e a un gruppo di altre persone. Fino quasi al 90′ eravamo sull’1-1, peraltro beffa delle beffe per il Treviso aveva segnato un giocatore di Livorno (Giacomo Lorenzini, ndr), poi però segnò Protti e corse sotto la nostra tribuna arrampicandosi sulle reti.

Poi è arrivata la Serie A e la prima, storica partita a San Siro. Tu c’eri?

No, purtroppo non sono riuscito ad andare. Finì 2-2 e fu l’inizio di una bella stagione in cui il Livorno si piazzò bene, grazie anche alla coppia Protti – Lucarelli. Vederli giocare assieme è stata l’apoteosi, anche perché segnavano tantissimo. Ma il ricordo indelebile di quella stagione fu l’ultima partita in casa, contro la Juventus e ci fu anche l’addio di Igor. Un qualcosa di paragonabile, parlando di sentimento popolare, a quanto sarebbe accaduto a Roma con l’addio di Totti, ovviamente con le dovute proporzioni a livello di mediaticità. Ma l’immagine di tutta la squadra della Juve che applaude Protti a fine partita ce l’ho ancora stampata in mente. Anche perché, nel frattempo, ero diventato un “tifoso vero” e seguivo le partite direttamente in curva.

Parlando di Livorno, è inevitabile parlare del derby con il Pisa. E come tutti i derby, regala gioie e dolori e quindi ti chiedo: un derby che ti ha fatto godere tantissimo e uno per cui ha sofferto.

Diciamo che da quando è iniziato il periodo di “rinascimento” qui a Livorno, di gioie per i cugini ce ne sono state davvero poche, se non negli ultimi tempi. Il derby che mi ha fatto rosicare di più fu una partita giocata a Livorno in cui venne espulso Protti non ricordo se per una gomitato o per “uno scambio di opinioni” in campo. Oltretutto finì in pareggio e fu per noi una sorta di sconfitta. Fra quelli che mi hanno fatto godere di più, sicuramente una vittoria a Pisa con tanto di partita sospesa per lancio di seggiolini in campo da parte dei loro tifosi. Oppure un altro in cui comparve una coreografia su cui era disegnato un coniglio con la maglia del Pisa rincorso dalla maglia del Livorno. Ma ce ne sarebbero tantissime. Rimane una bella rivalità, sempre molto sentita, anche perché devo ammettere che la loro tifoseria è fra le più belle d’Italia.

Il momento attuale per il Livorno è decisamente duro, soprattutto a livello societario, ma sta prendendo piede un’iniziativa di azionariato popolare. Potrebbe essere questo il modo giusto per ripartire? 

Questa è una cosa a cui tengo particolarmente e mi fa particolarmente piacere notare come le adesioni stiano volando malgrado il progetto sia stato lanciato da solo pochi giorni. Per ora siamo nella fase embrionale della pura sottoscrizione, ma l’obiettivo del progetto di azionariato popolare è quello di arrivare a essere un gruppo di tifosi che possano acquistare la maggioranza della squadra. Un po’ come succede in Germania, ad esempio. Per noi sarebbe una boccata d’aria, perché per quanto si possa essere grati alla famiglia Spinelli ormai sono anni che questa gestione si è un po’ incancrenita. Speriamo possa essere una svolta.

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Foto Bizzi