Il giallorosso come una seconda pelle, un amore viscerale che non conosce ostacoli. Nemmeno ritiri in Nazionale e trasferte dall’altro capo del Mondo per le gare. Valentina De Costanzo, tifosissima romanista, è la protagonista della nuova puntata di “Schermidori…nel Pallone”.
Un amore così grande da non conoscere ostacoli o interferenze. Nemmeno la distanza e gli impegni agonistici che le impediscono di essere fisicamente in Curva a tifare per i propri beniamini: Valentina De Costanzo e la Roma sono un’unica cosa, con il giallorosso diventato per la fiorettista dell’Aeronautica Militare molto più di una seconda pelle.
Del resto, in famiglia il calcio è una cosa seria: nonno materno calciatore, zio e fratello che ne hanno seguito le orme e hanno instillato il seme della passione nella allora piccola Valentina. Fino alle prime volte allo stadio e l’esplosione dell’amore.
Cosa è per te la Roma e cosa significa essere tifosa giallorossa?
Credo di non avere una passione più forte di questa in vita mia. Me la porto dietro sin da quando sono bambina, da quando ho cominciato ad andare allo stadio che avevo 8 o 9 anni. E infatti il ricordo più nitido è quello relativo alla stagione dello scudetto, che vedemmo allo stadio dalla prima all’ultima partita. Le mie prime partite allo stadio le avevo viste prima, ma quelle del 2001 sono quelle che ricordo di più e in ogni dettaglio.
Roma – Parma 3-1, ovvero la partita scudetto. Dove eri quel giorno?
Ovviamente allo stadio! Tribuna “Tevere”, come scordarlo? E finita la partita ci fu una follia immensa, che durò settimane e settimane. Mi ricordo che la sera stessa alle 3 di notte ero ancora in giro, anche se avevo 11 anni. Fu un’esplosione di colori e di gioia come raramente ne ho viste a Roma. Mi ricordo ogni cosa di quella giornata, dagli odori che respiravo mentre salivo gli scalini verso la tribuna ai rumori e ai colori. Non c’era un buco in quello stadio, gente dappertutto, anche sui gradini. Impressionante, non me la dimenticherò mai!
Domanda bastarda: hai pianto di più all’addio di Totti o a quello di De Rossi?
Guarda, è come se mi avessi appena chiesto se voglio più bene a mamma o a papà (ride, ndr)! Se parliamo di Totti parliamo di una divinità, De Rossi invece è stato l’uomo che per sangue è quanto di più vicino a noi tifosi. Devo dire che sono stata malissimo per entrambi gli addii, però Totti è quello che mi ha avvicinato alla Roma e ne ho vissuto l’intera parabola e con lui mi sono emozionata tantissimo.
Hai particolari scaramanzie o rituali legati al tifo?
L’anno della rimonta in Champions contro il Barcellona (aprile 2018, ndr) ci eravamo ripromessi io e il mio miglior amico di guardare tutte le partite di Coppa a casa sua e avevamo tutti i nostri rituali. Così per quella sera decisi di non andare allo stadio ma alla fine fu emozionante lo stesso. Anche se rimane un po’ un cruccio non esserci stata in quella serata. Anche perché credo sia un’impresa sportivamente incredibile anche se non sei un tifoso della Roma. Da tifosa della Roma ancora di più.
Se quella con il Barça è la partita che ti ha fatto più godere, quella che più ti ha fatto male qual è stata?
Indubbiamente quella contro la Sampdoria del 2010. Il dolore più forte sportivamente parlando che ho provato. Ovviamente ero allo stadio, mi sentivo lo scudetto in pugno dopo le vittorie contro Lazio e Inter, peraltro con il palo di Milito all’ultimo secondo. Insomma c’erano tutti i segnali perché quella stagione potesse concludersi con lo scudetto e invece… Da buoni romanisti non ci siamo fatti mancare nulla, perdemmo in casa contro la Samp e addio sogni di gloria.
La stessa domanda, ma parliamo di una partita sentitissima da voi romanisti: il Derby contro la Lazio.
Vero noi sentiamo tantissimo il derby, anche se pure Roma – Juventus non scherza nulla… Ad ogni modo, se devo scegliere quelli che mi hanno fatto godere di più ti dico quello vinto con l’autorete di Paolo Negro e quello vinto 5-1 con i quattro gol di Montella e il cucchiaio di Totti a Peruzzi. Quello che mi ha fatto rosicare di più ovviamente è stato quello perso in finale di Coppa Italia. Anche se… sai che ti dico?
Cosa?
Vero io ci sto male, soffro magari un paio di giorni. Ma alla fine, quel che prevale è l’orgoglio di essere romanista.
Come fai quando sei via per le gare? Riesci comunque a seguire le partite della Roma?
Assolutamente. Non c’è ritiro o gara che tenga, io la Roma la seguo sempre. Ora con lo smartphone puoi vedere le partite in diretta o comunque ascoltare le radiocronache dalle app di una delle tante radio romane. Mi è capitato a volte mentro ero a Shanghai di svegliarmi in piena notte, sintonizzarmi e ascoltare la partita, ovviamente con le cuffiette per non svegliare la mia compagna di stanza. Certo quando c’è il gol è dura restare zitte, ma ormai le mie compagne se ne sono fatte una ragione. Anzi, spesso mi vengono a chiedere se c’è la partita e la guardano assieme a me solo per vedere le mie reazioni.
Tu sei stata presente a tutte le partite “storiche” della Roma. Ma se dovessi sceglierne una in particolare da raccontare in continuo e dire “Io c’ero”, quale scegli?
Nessun dubbio, quella dello scudetto 2001. 17 giugno 2001.
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Foto Bizzi