Dai nostri Cassarà e Montano passano per Joppich, Le Pechoux e Zagunis: tanti sono gli atleti che a Tokyo disputeranno la loro quinta Olimpiade. Ma il record lo ritocca Aida Mohamed a quota sette.
Da Atene a Tokyo passando per Pechino, Londra e Rio De Janeiro. Passano i quadrienni Olimpici, si alternano tanti protagonisti in pedana, ma alcuni di loro sono ancora lì, pronti a firmare la loro quinta partecipazione consecutiva ai Giochi . E se Aida Mohamed, che ha avuto da poco ufficialità di convocazione come riserva per la prova a squadre di fioretto femminile, ha allungato la sua striscia a quota sette raggiungendo nella speciale classifica Kerstin Palm e Ivan Osieer, dietro di lei c’è una nutrita pattuglia di campioni che si apprestano a fare cinquina in Giappone.
Aggiungendo il loro nome a quelli di campioni leggendari della scherma. Gente del calibro di Edoardo Mangiarotti, Pal Kovacs, Pavel Kolobkov, Stanislav Podzniakov. Oppure, spostandoci fra le donne, Giovanna Trillini, Valentina Vezzali e Margherita Zalaffi. Longevità agonistica, ma anche costanza di rendimento che ha fatto di tutti loro e dei nuovi che entreranno a Tokyo nel “club dei pentaolimpici” icone di questo sport.
L’Italia, che pure ha nella sua delegazione quasi il 50% dei debuttanti, contribuisce con due figure di assoluto spessore come Andrea Cassarà e Aldo Montano. Il bresciano si getta nuovamente a caccia di quell’oro individuale ai Giochi Olimpici che manca per completare la sua collezione di trofei. Lui che di ori a Cinque Cerchi ne ha già vinti due ma a squadre fra Atene e Londra. Chiuderà con Tokyo Aldo Montano. Lo farà da riserva nella prova a squadre, pronto a ritagliarsi un’ultima recita da protagonista. Per dare una mano ai compagni, ma per concludere nel modo migliore una carriera stellare malgrado i tanti infortuni che l’hanno costellata.
All’estero sono tanti i nomi illustri che festeggiano la quinta qualificazione di fila alle Olimpiadi. C’è chi come Mariel Zagunis ha segnato un’epoca, due ori per lei nel 2004 e 2008, e che ancora vuol provare a incrementare il bottino, oppure chi come Ana Maria Branza e Peter Joppich inseguono il primo oro individuale. L’una rimettendosi in gioco dopo un trionfo a squadre e un periodo di stacco, l’altro reggendo ancora le sorti di una nazione, la Germania, che incredibilmente fatica a trovare ricambi. A completare l’elenco anche il francese Erwann Le Pechoux. Per lui, dopo quattro edizioni da protagonista, un ruolo da riserva nelle prova a squadre.
Ma al netto di obiettivi e titoli, ciò che più conta è vedere come questi campioni, che di certo non rappresentano Nazioni di seconda fascia, abbiano avuto la capacità di rimanere sulla cresta dell’onda ad altissimo livello per quasi vent’anni. Arrivando all’appuntamento di Tokyo con tutte le carte in regola per tornare a casa con un altro metallo ad impreziosirne le bacheche.
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Foto Augusto Bizzi