Preview Olimpica – Sciabola maschile individuale: Azzurri “terzi incomodi” nel duello Oh-Szilagyi?

L’ungherese tenta la scalata al terzo oro di fila, ma il coreano campione del Mondo resta il favorito. Azzurri pronti a fiutare il colpaccio e giocarsi le carte da medaglia a Tokyo.

 

Da una parte Aron Szilagyi, da due edizioni dei Giochi Re incontrastato della sciabola maschile. Dall’altra, Oh Sanguk, la “next best thing” dell’arma, che al titolo Mondiale vinto nel 2019 a Budapest vuole aggiungere l’oro Olimpico per bruciare tutte le tappe verso il posto nella storia.

I due si sono sfidati nell’atto finale dell’unica gara internazionale disputata in questa assurda stagione della ripartenza. Vittoria Oh e, chissà, antipasto della finalissima a cui potremmo assistere il prossimo 24 luglio sulla pedana centrale della Makuhari Messe Arena. Suggestioni di appassionati di scherma, per la resa dei conti – ovviamente sportiva – fra chi ha segnato l’epoca contemporanea della sciabola maschile e chi si candida di esserne l’erede. Diverso per caratteristiche, ma capace di incollare gli spettatori alla pedana con colpi spesso al limite della fantascienza.

Fra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il mare. Ovvero una gara secca, snervante, da curare in ogni minimo dettaglio. Perché il mare in cui si naviga è infestato di squali pronti a far un solo boccone dei due bucanieri. Dal “fuoco amico incrociato” battente bandiera ungherese e coreana (Andras Szatmari, ma anche Gu Bongil e Kim Junghwan) alle tante insidie sparsi qua e là per il tabellone. Dal solido Eli Dershwitz, ai tedeschi passando per il francese Bolade Apithy e il sempre tignoso Sandro Bazadze, che alla corte di Bauer ha affinato la propria tecnica.

E l’Italia? Non ci siamo naturalmente dimenticati degli Azzurri. Tre atleti, tre carte fortissime per provare a dare l’assalto alla medaglia. Enrico Berrè, Luca Curatoli e Luigi Samele, in stretto e rigoroso ordine alfabetico. Una garanzia assoluta a squadre, dove a dar manforte ci sarà Aldo Montano, punte acuminate nella prova individuale. La prova di Budapest ha dato buoni segnali, soprattutto per Berré e Curatoli, che hanno chiuso fra i primi otto della classifica generale, con Samele che invece è incappato in una giornata no uscendo ai 64. Il tutto ovviamente da soppesare con la bilancia, nell’uno e nell’altro senso.

A Tokyo, ad ogni modo, serve fare un passettino in più. Ad esempio, parlando di Luca Curatoli, sfatare il tabù Szialgyi, con l’ungherese sin qui risultato particolarmente indigesto al talento azzurro. Ma, come dice il saggio, per ogni cosa c’è sempre una prima volta. E magari può accadere proprio nell’occasione più importante della carriera di un atleta.

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Foto Augusto Bizzi