Gli spadisti azzurri a Tokyo difendono l’argento di Rio con il pensiero stupendo di fare un passo in più sui gradini del podio. Nella prova a squadre di spada maschile è assalto alla Francia.
La forza e la coesione di una squadra che quando il gioco si fa duro inizia a divertirsi. Ma anche la voglia di scalare quel gradino in più del podio rispetto a Rio e scippare alla Francia il trono della spada maschile a squadre. E ora che proprio il colosso francese si trova ad affrontare le turbolenze, con Jerent appiedato da qualche guaio con l’antidoping, è il momento di sferrare l’attacco al bersaglio grosso.
Marco Fichera, Enrico Garozzo e Andrea Santarelli sono pronti alla grande sfida. Gabriele Cimini, uno degli undici esordienti assoluti azzurri alle Olimpiadi, è pronto a dare una mano e portare il suo contributo in caso di bisogno. L’italia si aggrappa alle sue certezze, a un telaio rodato e a un gruppo forte: i tre titolari erano già presenti a Rio e questa gara sanno come affrontarla. Kazan, per quanto da prendere con le molle, un succoso antipasto di quello che la squadra può esprimere in pedana. Solidità, unità, ma anche quel pizzico di follia che non guasta mai e che permette rimonte come quella di Fichera contro l’Ucraina. Ingredienti che verranno utili nella scalata a un tabellone tutt’altro che semplice.
Come sempre, del resto, quando si parla di una gara Olimpica di spada maschile. Dai padroni di casa del Giappone, al duo est Europeo composto da Russia e Ucraina (eccoli di nuovo!). Senza dimenticare naturalmente la Francia: vero i campioni in carica hanno perso un elemento importantissimo come Daniel Jerent, ma hanno già saputo dimostrare in più occasioni di essere un gruppo vincente e temibilissimo. E poi la Storia e la tradizione di una nazione che ha messo le tende sul gradino più alto della prova a squadre di spada maschile ad Atene 2004 e da lì non è mai più scesa se non per cause di forza maggiore, ovvero l’assenza dal programma Olimpico, a Londra 2012.
E se come dice il saggio, “non c’è due senza tre e il quarto vien da sé” e altrettanto vero che fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Con le sue insidie, le sue turbolenze e corsari pronti all’arrembaggio. Magari con la scritta “ITA” dietro la divisa da scherma.
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Foto: Augusto Bizzi