Sei Mondiali, dieci Europei, quarantatré vittorie in Coppa del Mondo. Zero ori olimpici individuali. Rileggere i palmares di Olga Kharlan e Sofya Velikaya, a poche ore dall’ennesimo assalto a Cinque Cerchi andato a vuoto, fa particolarmente impressione. Ed è chiaro che quella cifra, quella geometricamente più tonda di tutte, stoni in mezzo a tutta quella gioielleria. Regine senza corona, così le vediamo adesso, ed è difficile capire se sia più il dolore di Olga per un’eliminazione al primo assalto di giornata inopinata e impronosticabile o quello di Sofya per la terza finale consecutiva persa, da Londra a Tokyo, passando per Rio.
È qualcosa di semplicemente inspiegabile, con i grandi numeri o tutti i bei discorsi sulla pressione. Di vedere la Kharlan crollare così contro un’avversaria certamente inferiore e di assistere a un altro derby perso dalla Velikaya, non ce l’aspettavamo proprio. Avremmo piuttosto scommesso su una finale tra loro due, correttamente posizionate agli estremi opposti di un tabellone olimpico che si aspettava solo la più attesa delle finali.
Imperscrutabili sono le vie della scherma, che fa giri tortuosi per scrivere la sua storia, che non è necessariamente quella che noi poveri scribacchini siamo già convinti di dover raccontare.
E allora si aprono le questioni, i soliti discorsi, se Kharlan e Velikaya possano dirsi le più grandi di sempre della loro giovane specialità pur contando due titoli olimpici meno di Mariel Zagunis, uno in meno di Kim Ji-yeon, Yana Egorian, Sofia Pozdnyakova. Domanda leziosa, ad avviso di chi scrive, perché non c’è dubbio che la discussione non possa che tendere verso loro due.
Leggiamo, non senza apprensione, un post in cui la Kharlan si dice stanca, desiderosa di riposo, bisognosa di immaginare la sua vita senza una sciabola. Speriamo di interpretarlo male, perché l’ultima cosa che desideriamo e di vederla smettere così, a 30 anni, con l’orizzonte di un’altra Olimpiade tra tre. E ci piace immaginare che a Parigi, alle soglie dei 40 anni, ci possa essere anche la Velikaya, per un ultimo assalto, che magari sia un confronto diretto.
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Ognuno si scelga pure la preferita, ma non provate a sostenere che ne è esistita, finora, una migliore. Sarebbe una visione miope, falsata dall’abbaglio dell’oro di Olimpia, senza il quale, per quanto strano, si può comunque essere leggenda.
Twitter: GabrieleLippi1
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Foto: Augusto Bizzi