Piegata la Cina nella finale con il palio il terzo posto. Finale al cardiopalma con la Isola che respinge gli assalti della Zhu.
Bronzo. Storico, bellissimo. Dai mille significati per un gruppo, quello della spada femminile azzurra, che non poteva chiudere l’Olimpiade di Tokyo senza una medaglia. Non Federica Isola, 21 anni solo sulla carta d’identità ma piglio da veterana, soprattutto nel concitato finale contro i disperati assalti della cinese Zhu Mingye. Non Mara Navarria, troppa la sua voglia di rivincita dopo non aver potuto dire la sua cinque anni fa a Rio. Non Rossella Fiamingo, troppe volte criticata, a tratti discontinua nella giornata di oggi, ma capace di sfoderare il colpo della campionessa quando è servito.
Con loro Alberta Santuccio, lanciata da Cuomo proprio nella fase più delicata dell’assalto finale e brava a dare il proprio contributo alla causa. In un match tutt’altro che semplice, malgrado le cinesi fossero prive della fresca campionessa individuale SunYiwen, uscita acciaccata dalla semifinale contro la Corea. E proprio le asiatiche partono meglio, fino a chiudere avanti la prima tornata di assalti. Quindi la svolta: Rossella Fiamingo piazza il 4-0 a Xu Anqi e l’inerzia del match cambia.
Da quel momento in poi sono le azzurre a dettare le regole del gioco. Mara Navarria mette un’altra mattonella con il 5-1 su Zhu Mingye, il 3-0 di Lin Sheng su Federica Isola solo una passeggera illusione per la banda Obry di tornare nel match. Giusto il tempo necessario alla Navarria di fare 4-2 a Xu e di fatto mettere al sicuro il bottino dagli assalti di Lin Sheng e Zhu Mingye.
Che vincono sì i loro parziali contro Santuccio e Isola. Ma ormai la medaglia è andata, stretta fra le mani di Rossella, Mara, Alberta e Federica. Di due siciliane, una friulana e una piemontese che 25 anni dopo l’argento di Atlanta 1996 riportano l’Italia sul podio Olimpico della spada femminile a squadre.
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Foto Bizzi