Isacco Scomparin: “A Tokyo si è realizzato il mio sogno, ora posso chiudere in bellezza”

La finale per il bronzo del fioretto maschile a squadre è stato l’ultimo capitolo della carriera arbitrale di Isacco Scomparin. Che ci racconta la sua esperienza ai Giochi di Tokyo 2020.

 

“Ho realizzato un sogno!”. Isacco Scomparin, uno dei due arbitri italiani presenti alle Olimpiadi, è fresco di ritorno dal Giappone e ancora ha addosso le emozioni dell’esperienza a Cinque Cerchi. Qualche match del tabellone individuale delle gare di fioretto e poi la finale per il bronzo della prova maschile a squadre, sempre nel fioretto. L’ultimo atto della sua carriera internazionale di arbitro lo ha scritto sul palcoscenico più prestigioso, quello dei Giochi Olimpici. E tutto sommato per l’arbitro mestrino era difficile sognare un finale  migliore.

“Sto pensando di chiudere in bellezza proprio con Tokyo” ci racconta Scomparin “diciamo che ho già detto a tutti che non ho intenzione di proseguire ancora. Ora mi prenderò un mese di vacanza e di riflessione, ma credo proprio che mi avvio alla conclusione della mia carriera di arbitro sia a livello Nazionale che Internazionale. Alla fine per continuare a livello Internazionale serve presenza a livello Nazionale, ma confesso che queste sono più pesanti di quelle Internazionali”.

Com’è andata in Giappone? Che assalti hai arbitrato?

Ho concluso con Stati Uniti – Giappone che ha messo in palio il bronzo a squadre di fioretto maschile a squadre. Chiaramente non essendo presente l’Italia avrei potuto anche arbitrare la finale per l’oro, ma essendo già stato estratto per quella terzo/quarto posto, ovviamente non potevo fare anche l’altra. Poi finché ho potuto ho arbitrato nei tabelloni individuali, mentre nella gara a squadre di fioretto donne, essendo l’Italia fra le prime quattro mi hanno “dirottato” nel tabellone dei piazzamenti.

Emozionato?

Tanto, per me è stato come realizzare un sogno! Arbitrare gare di questo livello è sempre un onore, e oltretutto non sapevo nemmeno cosa aspettarmi. La tensione era la stessa di un Mondiale, ma l’emozione era ovviamente molto più grande, stiamo parlando pur sempre dei Giochi Olimpici. E poi a ben pensarci è la conclusione più logica: la mia carriera internazionale è cominciata proprio in Giappone in Coppa del Mondo nel 2013 e sempre in Giappone si è chiusa.

Al di fuori della pedana, invece, che esperienza è stata la tua Tokyo 2020?

Purtroppo però la situazione di contorno non era il massimo per via del Covid. Di fatto siamo dovuti rimanere in albergo, anche se almeno le gare siamo potuti andarle a vedere. Ma mancava il momento di festa, di condivisione per le gioie Olimpiche, il pubblico sugli spalti, il tifo. In più la città era deserta, a Tokyo sono stato tante volte e so bene cosa è quella città quando è piena di gente. Peccato davvero, spero che chi verrà dopo di me possa vivere appieno l’esperienza dell’Olimpiade.

Foto: Bizzi

Te lo ricordi il giorno in cui hai avuto ufficialità della designazione e le emozioni che hai provato?

Diciamo che dopo Budapest ero abbastanza sicuro di andare alle Olimpiadi, poi ovviamente quando è arrivata l’ufficialità nel dicembre del 2019 ero felicissimo. E ho pensato che avrei voluto assaporare ogni singolo attimo di questa esperienza.

Ma poi è arrivata la Pandemia…

Quando è stato dichiarato il lock down avevo già pronto il biglietto per andare a Los Angeles per il Grand Prix di fioretto. Da lì poi c’è stato un susseguirsi di voci sul rinvio delle Olimpiadi, che dopo lo spostamento degli Europei di calcio sono diventati sempre più forti. Sul fatto che non si facessero in realtà non ho mai avuto dubbi di questo tipo. L’unica paura che ho avuta è stata quando si è riacutizzato il Covid, ma qui il timore non era tanto quello di una cancellazione quanto quello che potessi essere io a non riuscire a partire. Per non parlare del terrore di risultare positivo alla vigilia della partenza.

Alla fine però sei salito sull’aereo verso Tokyo.

Ovviamente speravo in qualcosa di diverso, ma alla fine le Olimpiadi sono sempre le Olimpiadi.

(Foto: Bizzi)

C’è una gara delle tante che hai arbitrato che ricordi con particolare piacere?

Potrei dirti gli Assoluti di Siracusa (2010, ndr), i miei primi Assoluti dove arrivai ad arbitrare una semifinale. Ma fu soprattutto la gara che mi ha lanciato nel panorama. Ma quella che ricordo con più piacere è il Mondiale di Budapest 2019, perché proprio ha segnato il mio apice dal punto di vista di prestigio ma anche tecnico. Lì infatti mi sono trovato ad arbitrare le semifinali individuali e la finale a squadre maschile. Lì ho pensato di aver raggiunto il top di un percorso iniziato nel 2012 a Legnano.

E adesso cosa farà da grande Isacco Scomparin?

Ho il mio lavoro, porterò avanti quello. All’interno della scherma non so, la Federazione al momento non mi ha chiesto nulla ma di certò continuerò a dare una mano al Circolo Scherma Mestre di cui da tanti anni faccio parte. Ora che non sono più parte del Mondo arbitrale, magari torno a fare l’accompagnatore a qualche gara.

Twitter: agenna85

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Foto Bizzi