Erika Kirpu: “Se ripenso a Tokyo ho ancora i brividi, ma ora è tempo di ripartire!”

La spadista estone è pronta a ripartire dopo il titolo Olimpico a squadre conquistato a Tokyo a squadre e con nuove sfide all’orizzonte. A partire da un nuovo allenatore e una nuova palestra.

 

Per capire l’importanza e il peso della medaglia d’oro vinto da Erika Kirpu assieme alle compagne di squadra Julia Beljajeva, Katrina Lehis e Irina Embrich bastano due dati: l’Estonia non vinceva una medaglia d’oro alle Olimpiadi  (in qualunque sport) dal 2008; le uniche due medaglie del paese Baltico ai Giochi di Tokyo sono arrivate dalla scherma. O, meglio, dalla spada femminile. Un ingresso in pompa magna nella storia per Erika e compagne, accolte come autentiche star nel loro paese fin dal primo momento in cui sono scese dall’aereo che le riportava indietro dal Giappone

Da quel 27 luglio sono passati ormai due mesi e per la estone d’Italia è arrivato il momento di resettare tutto e cominciare un’altra stagione nonché il graduale percorso verso Parigi. Tenendo sempre Milano – dove l’hanno condotta le ragioni del cuore e al cuore si sa, non si comanda – come campo base, ma cambiando palestra e Maestro. Motivata più che mai ad addentare questo triennio con vista sulla Tour Eiffel.

Erika Kirpu, campionessa Olimpica. Come ti suona?

Ancora oggi quando qualcuno me lo dice mi sorprendo sempre. Io provo anche a fare finta di niente, ma ogni volta che qualcuno me lo ricorda ho sempre la pelle d’oca. È stato un sogno che finalmente si è realizzato, qualcosa di veramente pazzesco. Inoltre rispetto al Mondiale (Erika è stata iridata a squadre a Lipsia 2017, ndr), qui nessuno fa più domande e non devi stare a spiegare ogni volta come è andata. Una volta che sei campionessa Olimpica, lo sei per sempre. Perché la gente capisce che hai fatto qualcosa di veramente grande.

Quanto ti ha cambiato la vita quella vittoria? 

Innanzitutto grazie all’oro ho potuto accedere a una borsa di studio all’università. Ovviamente mi riconoscono di più: capitava quando prendevo ad esempio un taxi o nei bar, che la gente si avvicinasse a me e mi facesse i complimenti. Ma se devo dire la verità tutto è come prima: io continuo ad allenarmi, a fare la mia vita di tutti i giorni.

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La gioia delle spadisti estoni fresche campionesse Olimpiche (Foto: Bizzi)

Ho visto che al vostro ritorno da Tokyo siete state accolte in maniera trionfale, mentre da noi sembra esserci meno visibilità per gli atleti Olimpici. E mi viene in mente Daniele Garozzo che spesso e volentieri ha sottolineato questa problematica.

Lo capisco perfettamente Daniele. Ha fatto qualcosa di veramente incredibile arrivando in finale per due Olimpiadi consecutive e inoltre spesso si è detto che ha fatto “solo argento”. Mi dispiace che non sia apprezzato come invece meriterebbe. Quanto a noi, alle nostre medaglie è stato dato grande risalto un po’ perché l’oro Olimpico in generale mancava dal 2008, un po’ perché le uniche medaglie di Tokyo sono arrivate da noi. Senza contare che il bronzo di Katrina Lehis è stata la prima medaglia in assoluto per la scherma estone alle Olimpiadi.

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Tornando a quel 27 luglio, quale è stato il momento più difficile della gara e quello in cui invece avete capito che ce l’avreste fatta?

Il primo assalto contro la Polonia è stato forse il momento più difficile, perché siamo arrivate ad essere sotto anche di quattro stoccate a un certo punto. La nostra forza, però, è stata quella di non perdere la calma e lasciarsi andare alla disperazione. Tutte ci abbiamo creduto fino alla fine e forse è quello che ci ha messo sulla strada giusta quel giorno, perché abbiamo capito che serviva lottare tutte unite e così abbiamo fatto, lavorando come squadra.

Nel corso del torneo avete affrontato anche l’Italia, per te è stato un match particolare?

Me lo chiedono spesso, sarà forse perché ormai vivo lì? (ride, ndr). In realtà, sorprendentemente quel giorno non sono riuscita a pensare a nulla se non all’avversario, perché se cominci a fare questi ragionamenti su chi hai di fronte spesso e volentieri le cose vanno male. Mi sono detta: “non mi interessa chi ho davanti, io sono qui per vincere questa gara!”.

Veniamo invece al presente e al futuro: di recente hai annunciato un cambio di allenatore, ci puoi dire qualcosa di più?

Ho fatto qualche lezione con Enrico Nicolini, Maestro di spada alla Mangiarotti, trovandomi molto bene con lui. E allora mi sono detta: “Perché provare con altri?”. Quindi ho deciso di iscrivermi lì e di allenarmi con lui e sono molto felice di aver fatto questa scelta.

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La nuova stagione è alle porte e partirà proprio da Tallinn: cosa ti aspetti da essa, sempre che possa essere una stagione con tutti i crismi?

Difficile dirlo al momento, perché ancora non sappiamo quante e quali saranno le prossime gare. Cuba è stata cancellata ad esempio, però finché non abbiamo conferma dello svolgimento delle gare non possiamo programmare per bene la preparazione, anche se ovviamente ci alleniamo tutti i giorni. Sicuramente voglio fare qualche gara in Italia, vedremo volta per volta cosa si può fare.

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Foto Bizzi