Prosegue il lavoro del ct jesino con il fioretto italiano. In attesa del debutto internazionale a dicembre, si lavora per arrivare preparati al meglio ai primi appuntamenti agonistici. Ma soprattutto per tornare al più presto al vertice.
Dimenticare i fasti del passato e il concetto di Dream Team, per ripartire e tornare quanto prima al vertice della scena del fioretto mondiale. L’Italia si ritrova nuovamente a Roma per il secondo raduno della gestione bis di Stefano Cerioni, che prosegue così il suo lavoro di ricostruzione di un movimento che a Tokyo non ha brillato della solita luce.
Il lavoro, per il cinquantasettenne tecnico jesino, di certo non manca, sia a livello tecnico quanto a livello psicologico. Sotto il primo aspetto, c’è da creare al più presto la giusta alchimia fra gli elementi della vecchia guardia, che vorranno dimostrare di essere ancora competitivi, e i tanti giovani da valorizzare e pronti a chiedere più spazio in squadra a suon di risultati. Elementi come Tommaso Marini, Guillaume Bianchi o Martina Favaretto, solo per fare qualche esempio, sono quindi chiamati a proseguire il proprio percorso di crescita per saltare poi sul treno giusto quando, nel 2023, scatteranno le qualificazioni per Parigi 2024.
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Come accennato, c’è però anche un aspetto psicologico su cui lavorare. L’Italia del fioretto, una volta vista come corazzata pressoché ingiocabile, sembra ora aver perso questa sua aureola di imbattibilità, come lo stesso Stefano Cerioni ha spiegato in una recente intervista concessa al Corriere dello Sport: “Non hanno più paura di noi e questo ci crea delle difficoltà maggiori, perché se l’avversario intuisce che c’è la possibilità di batterci, ci proverà fino alla fine”.
Quello che serve, allora è tornare a rimettere quella sorta di sudditanza psicologica che una volta sapeva creare l’Italia del fioretto. Tornare a fare paura per tornare a vincere, ma perché ciò accada serve tornare quanto prima a vincere per rimettere paura. Questo il loop che si trova ad affrontare ora il fioretto italiano. Gioventù, esperienza e tanto lavoro gli ingredienti scelti, in attesa dei primi test internazionali da cui trarre indicazioni utili per il proseguo del cammino verso Parigi.
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Foto: Bizzi