La ricostruzione di quanto avvenuto a Sochi alle spadiste azzurre, fra voli cancellati e incertezze.
Pensavamo che sarebbe stata una gara di scherma in un contesto surreale, alla fine la gara si è fatta farsa e il surreale si è spinto oltre i confini del grottesco. Che non fosse il migliore dei momenti per una tappa di Coppa del Mondo a Sochi era abbastanza evidente. Lo era già da prima che l’esercito russo, nella notte tra mercoledì e giovedì, lanciasse il suo attacco all’integrità territoriale e alla sovranità nazionale dell’Ucraina con le truppe che da giorni aveva provveduto a sistemare nel Donbass.
Eppure per la Russia si è partiti, per raggiungere le coste del Mar Nero, lo stesso sul quale si affacciano la Mariupol sotto assedio di questi giorni e la Crimea annessa da Putin otto anni fa. Si è partiti e si è pure cominciato a gareggiare, venerdì, svolgendo tutta la fase di qualifica in maniera sostanzialmente regolare, come se niente fosse o quasi, con la sensazione che le Federazioni nazionali si guardassero l’un l’altra, cercando di capire chi si sarebbe mossa per prima, in una sorta di stallo alla messicana in cui nessuno azzardava di sparare il primo colpo.
La situazione è precipitata stamattina e l’Italia ha aspettato qualche minuto di troppo. Mentre piano piano la gara si sfasciava, con gli abbandoni in blocco dell’Estonia, della Germania (con la notevole eccezione di Alexandra Ndolo), persino della solitamente neutralissima Svizzera, le Azzurre si presentavano in pedana (anche qui con una sola eccezione, quella di Marta Ferrari), disputando tutto il primo turno per poi ritirarsi, fare la sacca e muoversi direzione aeroporto con un volo di rientro anticipato dopo la rinuncia ufficiale alla prova a squadre di domani.
Uno scenario certamente non desiderato figlio di un’incertezza dettata da una serie di contingenze, di cui le atlete non hanno alcuna colpa. Sono adulte e vaccinate, si dirà, responsabili delle loro scelte; è stata data loro la possibilità di scegliere cosa fare e hanno deciso di tirare. Peccato che non sia tutto così semplice. Ben venga la libertà di scelta, un bene preziosissimo, preferibile anche rispetto all’obbligo dall’alto di assumere una posizione che – per quanto largamente condivisa e condivisibile – è pur sempre una posizione politica. Ma perché possa essere effettivamente libera, una scelta deve essere correttamente informata e porre chiunque la compia in condizioni di parità.
Secondo quanto siamo stati in grado di ricostruire, il “libere tutte” con cui da Roma si è deciso di lasciare alla coscienza individuale delle atlete la decisione del partecipare o meno alla gara è arrivato quando questa era già iniziata e qualcuna aveva già disputato il suo primo match. La Federazione, in costante contatto col ct, ha lavorato sulla questione fin dalle prime ore della mattina ma con una priorità chiara: garantire un rientro a casa il più rapido e sicuro possibile alle atlete.
L’emergenza è scattata stamattina presto, quando è arrivata notizia della cancellazione del volo prenotato che avrebbe dovuto fare a Istanbul. Da quel momento in poi, i dirigenti federali si sono adoperati con tutte le loro forze per risolvere una situazione che si era fatta complicata, riuscendo a trovare dei voli alternativi che sarebbero partiti da Sochi nella tarda serata. Da qui il ritardo nel comunicare alle atlete che potevano ritirarsi o proseguire la gara. Una questione peraltro archiviata poco dopo, perché una volta trovati i voli è arrivato l’ordine di lasciare il palazzetto per preparare i bagagli per il rientro in patria.
C’è poi un’altra questione: le scelte hanno un prezzo, è per questo che sono scelte. E il prezzo da pagare può non essere lo stesso per tutti. Giugno e luglio si avvicinano, e con essi il momento delle prime scelte pesanti per il ct Dario Chiadò. Per chi lotta per un posto in squadra a Europei e Mondiali, il tempo si restringe e le occasioni sono sempre in meno, alcune di queste sormontate da giganteschi punti di domanda legati alla ancora complessa situazione pandemica. In questo contesto, sarebbe statk forse meglio che si decidesse da subito di neutralizzare gli eventuali risultati e i punti ottenuti a Sochi ai fini delle convocazioni di Europei e Mondiali, così da mettere tutte nella condizioni di poter compiere una scelta in totale autonomia di coscienza.
Sono questi i fattori che hanno inficiato la famosa libertà di scelta concessa alle ragazze che, potendo scegliere davvero in massa, forse in massa avrebbero detto no a questa gara. Stasera rientreranno in Italia, con un volo arrangiato in fretta e furia, mentre da casa amici, parenti e compagni stavano in ansia per loro. Sarebbe il caso che al loro ritorno venissero accolte senza l’eco delle polemiche legate a una situazione in cui, a tutti gli effetti, di responsabilità ne hanno ben poche.
Twitter: GabrieleLippi1
Pianeta Scherma sui social: Instagram, Telegram, Facebook
Foto: Eva Pavia/Bizzi