Nessun boicottaggio dietro alla fuga da Sochi. Si va verso la cancellazione delle gare previste in Russia, mentre l’Italia offre ospitalità agli atleti ucraini in attesa di tempi migliori.
Come era lecito immaginarsi, la guerra in Ucraina avrà un impatto anche sulla stagione della scherma internazionale. Lo ha già avuto, per la verità, con quanto visto nella prova di Coppa del Mondo di spada femminile di Sochi, ma altre cose ancora cambieranno. Cosa e come? Proviamo a fare il punto partendo da una ricostruzione di quanto successo nei giorni scorsi.
La gara di Sochi, in primis: come si è passati da quella che sembrava dover essere una disputa regolare (seppur in un contesto surreale) all’annullamento e rinvio della prova? Le delegazioni delle varie nazioni sono partite per il Mar Nero mercoledì, prima ancora che cominciasse l’invasione russa. Una volta trovatesi in Russia, giovedì le delegazioni delle varie federazioni si sono sedute a un tavolo su invito della FIE e di comune accordo hanno deciso di partecipare alla gara.
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Venerdì si è disputato regolarmente il tabellone delle qualificazioni, ma le prime defezioni sono arrivate praticamente al termine della prima giornata di gare. All’alba di sabato mattina, le estoni erano già in aeroporto per il volo di rientro. Di lì a poco sarebbero state seguite da tedesche, svizzere, austriache. Poi le italiane, in ultimo le francesi. Nessun boicottaggio politico, fanno sapere con un comunicato dalla FFE. Ed è la stessa linea della Federscherma: la scelta di rinunciare alla gara di domenica e di anticipare i voli è stata dettata dalla presa d’atto della situazione che si era venuta a creare e dall’esigenza di organizzare dei voli di ritorno sicuri per le atlete.
“L’atmosfera in territorio russo è diventata sempre più pesante, subito ci si è messi a studiare una soluzione”, si legge nel comunicato ufficiale della FFE. “Prima le svizzere, le tedesche e le estoni, poi durante la giornata le italiane e le francesi hanno deciso di non continuare a gareggiare nella competizione in corso in Russia per la Coppa del Mondo di spada femminile – spiegano dalla Federazione Ungherese – Dichiariamo subito: questa non è una risoluzione politica. Le delegazioni volevano semplicemente tornare a casa il prima possibile a causa degli attacchi aerei e della situazione precaria”.
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La linea italiana è stata la più pragmatica possibile: stante la cancellazione dei voli con cui le atlete sarebbero dovute tornare in Italia via Istanbul, ci si è messi da subito a cercare una soluzione alternativa. Nel frattempo, a gara già iniziata e con alcune atlete italiane già salite in pedana, si è comunicato alle atlete che potevano fare ciò che ritenevano opportuno, tirare o meno, ma che si sarebbero dovute tenere pronte per partire il prima possibile, non appena trovato un volo. Quando il volo è stato trovato, tutte le atlete si sono ritirate dalla gara, prima ancora di poter salire in pedana per il tabellone delle 32.
Questo è quanto successo a Sochi: non un boicottaggio politico da nessuna delle federazioni, più una presa di coscienza dell’impossibilità di competere in quel contesto, tra problemi logistici e un’atmosfera che si era fatta irrespirabile.
Ora veniamo a ciò che accadrà dopo. Il Congresso della Fie ha messo ai voti il recepimento della direttiva con cui il CIO impone diversi comportamenti da tenere finché la crisi militare e diplomatica non sarà risolta. Nella fattispecie, si tratta di due disposizioni: il rinvio e lo spostamento di qualsiasi competizione organizzata in territorio russo (nel caso della scherma, la prova di Coppa del Mondo di fioretto maschile di San Pietroburgo e il Grand Prix di sciabola a Mosca) e il divieto di utilizzare la bandiera e l’inno russo nelle competizioni internazionali. La decisione finale da parte della FIE non è stata ancora presa, ma l’Italia, nella persona del presidente federale Paolo Azzi, ha votato a favore di entrambe le risoluzioni.
La Federazione Italiana Scherma, sentito il presidente del CONI Giovani Malagò, ha inoltre offerto piena ospitalità agli atleti ucraini partiti per le gare che dovessero avere difficoltà nel rientro in patria. Si parla, in particolar modo, dei fiorettisti impegnati in Coppa del Mondo al Cairo e dei ragazzi e le ragazze in pedana a Novi Sad per i Campionati Europei Cadetti e Giovani. A tutti loro è stata data disponibilità per ospitarli e permettersi di proseguire gli allenamenti in Italia fin tanto che la situazione non si sarà evoluta e il loro rientro in Ucraina non sarà sicuro.
Twitter: GabrieleLippi1
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Foto: Alessandro Gennari/Pianeta Scherma