Indovina Chi – Francesco D’Armiento: “Da piccolo mi regalarono una sciabola di plastica, me la portavo anche al mare!”

Francesco DArmiento

Per Indovina chi… oggi scambiamo due chiacchiere con Francesco D’Armiento, che ci racconta il suo ingresso nel mondo della scherma a partire da una fotografia d’infanzia.

 

È Francesco D’Armiento il nuovo protagonista del nostro quiz sull’infanzia dei campioni della scherma italiana. Lo sciabolatore pugliese in forze alle Fiamme Gialle ci racconta come è passato dall’essere un fan in erba di Zorro ad uno degli atleti di punta della sua generazione.

Cosa puoi raccontarci di questa foto? Quando è stata scattata e che ricordi hai al riguardo?

Da bambino mi sono avvicinato alla scherma grazie a Zorro. Ero patito della serie TV ed era il mio idolo da piccolo, infatti il regalo più bello fu la sciabolina di plastica nera. A carnevale ovviamente il mio outfit era quello di Zorro e questa foto ne è una prova.

Com’è nata la tua passione per la scherma?

Ero talmente affezionato alla mia sciabolina di plastica che la portavo sempre con me, sia in casa sia quando andavamo fuori. La portavo anche al mare (c’è una foto a riva con me dentro la ciambella e  la sciabolina in mano). Un giorno nel box di casa incontrammo un amico di mio padre, che aveva il figlio che faceva scherma: vedendomi con la sciabolina di plastica disse di portarmi a provare la scherma così da “bacchettare gli altri e finirla di bacchettare i miei genitori”. Da quel giorno sono entrato nella palestra di scherma e non ne sono mai uscito, tutto oggi allenandomi e diventandone il proprietario con il progetto sportivo Olympia.

Qual è il primo ricordo che hai in pedana?

Il primo ricordo della pedana è senza dubbio la primissima lezione: ero affascinato dai fioretti di plastica, dalla pedana…era qualcosa di nuovo tutto da scoprire e io non vedevo l’ora di imparare.

E la gara più emozionante di quando eri bambino? Quella indimenticabile?

La gara più emozionante di quando ero bambino è senza dubbio Rimini 2005 quando vinsi il primo titolo italiano categoria Maschietti. È stata un’emozione pazzesca entrare nello Stadium 105 allestito con tutte le gigantografie dei miei idoli della scherma, una miriade di pedane montate, rimasi a bocca aperta. Un’emozione unica.

Che obiettivi ti ponevi quando hai iniziato? Immaginavi di arrivare dove sei ora?

Da quando entrai in sala scherma mi dissi che sarei diventato uno schermitore professionista e avrei lavorato sodo per diventarlo, mi sentivo a mio agio in pedana, volevo passare più tempo lì che a casa. Quello che era un sogno l’ho realizzato entrando nel gruppo sportivo che sognavo fin da bambino, le Fiamme Gialle.

Chi era il tuo spadaccino preferito (reale o di fantasia) da bambino?

Da bimbo il mio idolo era sicuramente Zorro, ma ero affascinato dagli “spadaccini reali” che erano dei veri e propri idoli come Aldo Montano, Gigi Tarantino e Gigi Samele, che quando incominciai a fare scherma era una forte promessa chiamata al centro federale di Bauer e per noi piccolini era un esempio foggiano da seguire.

C’è mai stato un momento nella tua crescita in cui ti sei allontanato dalla scherma? Se sì, cosa ti ha spinto a tornare?

Non mi sono mai allontanato dalla pedana, anche nei momenti difficili era una valvola di sfogo e anche dopo una delusione tornavo a lavorare in pedana convinto che il lavoro duro porti i suoi risultati. Testa bassa e lavorare qualsiasi cosa succeda, bella o brutta che sia.

Se potessi dare un consiglio al Francesco bambino quale sarebbe?

Oggi direi a me bambino: “Non smettere mai di sognare. Sono i sogni che ci permettono di lavorare sodo per raggiungerli”

E cosa direbbe il te stesso bambino al te di oggi?

Il me bambino oggi mi direbbe: “Fra, continua a bacchettare divertendoti così come facevi con la tua sciabolina di plastica nera”.

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