Molestie sessuali a una giovane collega, l’arbitro Emanuele Bucca patteggia un mese di stop

"Dal 2020 la Fis ha un regolamento di safeguarding approvato anche dal Cio che garantisce tutti i soggetti che operano all'interno della scherma italiana. Nel caso di Bucca abbiamo attivato tutti i canali previsti dalla giustizia sportiva in questi casi, senza sottovalutare la vicenda"

I fatti sarebbero accaduti lo scorso ottobre a Riccione durante il GPG “Renzo Nostini”. Vittima una ragazza poco più che ventenne. Per l’ex arbitro internazionale una sospensione di 30 giorni dall’attività.

 

Un mese di sospensione dall’attività e l’estromissione dalla lista “elite” (quella che gli permetteva di arbitrare a livello internazionale) dopo il patteggiamento con la Procura Federale. Questa la pena scontata dall’ex arbitro internazionale Emanuele Bucca protagonista, lo scorso ottobre, di un caso di molestie sessuali ai danni di una giovane collega durante il GPG “Renzo Nostini” di Riccione.

A ricostruire la vicenda, che si è conclusa lo scorso gennaio proprio con il patteggiamento, è il quotidiano La Repubblica, che in un pezzo a firma di Cosimo Cito racconta lo svolgimento dei fatti. Il tutto sarebbe accaduto nella notte fra il 18 e il 19 ottobre 2021 a Riccione: Emanuele Bucca, che ha rappresentato l’Italia arbitrale agli ultimi giochi di Tokyo, prova a convincere la giovane collega, una ragazza di poco di vent’anni, a concedersi in cambio della promessa di aiuto nella propria carriera arbitrale. Di fronte al rifiuto secco della ragazza (e della minaccia di denuncia), Bucca avrebbe cercato in ogni modo di impedirne la fuga dalla camera bloccandole le mani, ostruendo la porta e spingendola più volte sul letto. Spaventata e in lacrime, la giovane avrebbe poi raccontato tutto al proprio delegato regionale e, successivamente – per via telefonica – anche a cinque consiglieri federali e al Presidente Paolo Azzi senza però mai procedere alla denuncia penale.

A questo punto, la Procura Federale avvia le indagini per fare luce sulla vicenda. Il 9 dicembre arriva il deferimento nei confronti di Emanuele Bucca, accusato di aver abusato della propria posizione per mettere in pratica una “molestia sessuale o, quantomeno, un abuso psicologico”. Quindi lo scorso 30 gennaio, il patteggiamento che porta alla sospensione dall’attività di arbitro e al depennamento del nome del mazarese dalla lista degli arbitri internazionali. Lo stesso Bucca, scontata la pena, può comunque proseguire la sua attività di arbitro a livello Nazionale.

Una pena giudicata da alcune parti troppo tenue in confronto alla gravità dei fatti accaduti quella notte a Riccione. Così Daniela Simonetti, presidente dell’associazione Change the Game nata a tutela di atleti e atlete contro abusi fisici e psicologici: “La Procura Federale della Fis” si legge sempre su La Repubblica “ha riconosciuto la fondatezza dei fatti denunciati. Il successivo patteggiamento senza incolpazione ha portato a una sanzione risibile e ingiustificata. Un accordo non condiviso dalla Procura Generale del Coni. Queste decisioni rendono difficile, se non impossibile, la strada della denuncia, creano sfiducia e negano alle vittime il diritto ad ottenere ascolto e giustizia”.

Sulla vicenda è intervenuto anche Paolo Azzi, il quale difende l’operato della Federazione e della Procura. La quale non avrebbe mai sottovalutato il problema, attivando tutti i canali della giustizia sportiva. “Dal 2020 la Fis ha un regolamento di safeguarding approvato anche dal Cio che garantisce tutti i soggetti che operano all’interno della scherma italiana. Nel caso di Bucca abbiamo attivato tutti i canali previsti dalla giustizia sportiva in questi casi, senza sottovalutare la vicenda” queste le parole del massimo dirigente federale a commento della vicenda.

Twitter: agenna85

Pianeta Scherma sui socialInstagram, TelegramFacebook

Foto Pavia/Bizzi