Con l’argento di ieri al Cairo fanno 9 in carriera ai Mondiali, la settima consecutiva. E a 34 anni la fiorettista muggiorese vive una seconda primavera con l’obiettivo di mettere finalmente le mani sull’oro Olimpico.
Nove medaglie iridate individuali in carriera, sette di fila da quando a Budapest nel 2013 firmò il suo primo titolo Mondiale. Una storia cominciata nel 2009 ad Antalya, proseguita fino al Cairo nel 2022 e che ha ancora pagine da scrivere. Un feeling, quello fra Arianna Errigo e il podio iridato che ha pochi eguali al Mondo e che per trovarne uno migliore serve scomodare il peso massimo in tale specialità, ovviamente Valentina Vezzali.
Basterebbero questi numeri a dare la dimensione della grandezza della campionessa muggiorese, che con l’argento di ieri al Cairo ha eguagliato per metalli iridati niente meno che Edoardo Mangiarotti. Ma sotto le cifre c’ molto di più. Ad esempio la rinascita, l’ennesima, di una donna prima anche che dell’atleta uscita con il morale sotto i tacchi da un’Olimpiade chiusa senza metalli all’individuale e con sulla coscienza il black out costato all’Italia la finale contro la Russia nella prova a squadre, peraltro poi ampiamente riscattato nella finale per il bronzo.
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C’è poi la scommessa forte fatta su di lei da Stefano Cerioni, tornato al timone del fioretto azzurro proprio dopo Tokyo. “Ero e sono tutt’ora sicuro di poterla riportare a quello che è il suo livello” ha raccontato lo stesso ct appena dopo la gara. E le ultime gare hanno certificato che il percorso, è quello giusto. Arianna si è presa tutto il tempo necessario per tornare in pedana pronta, riprendendo a dicembre gli allenamenti e tornando in gara a gennaio. A piccoli passi, ricercando le migliori sensazioni in pedana, crescendo gara dopo gara e raccogliendo i dividendi nella parte finale della stagione. Sia ad Antalya che al Cairo si è rivista per lunghi tratti quella fiorettista dominante capace di chiudere ogni conto già prima che il cronometro mandasse ad esaurimento la prima delle tre frazioni. Entusiasmante come gli scatti in salita del miglior Marco Pantani, quello che quando la strada andava all’insù aumentava la sua andatura “per abbreviare la fatica”.
Qualcosa ancora da aggiustare c’è, soprattutto a livello di atteggiamento. Il black out contro Lee Kiefer in semifinale o l’atteggiamento poco proattivo contro Ysaora Thibus sono aspetti su cui lavorare in vista del grande obiettivo che è sfatare il tabù Olimpico individuale fra due anni a Parigi. In mezzo, un Mondiale casalingo che più casalingo non si può a Milano dove provare a mettere festeggiare con la lode una decima medaglia individuale. La collezionista di medaglie ha ancora spazio nella sua bacheca e non intende di certo fermarsi qui.
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Foto Bizzi