Il 28 luglio del 2012 l’Italia del fioretto femminile centra una storica tripletta nella prova individuale alle Olimpiadi di Londra. Da quella giornata sono passati esattamente 10 anni.
Ci sono giornate e immagini destinate a rimanere per sempre impresse nella testa di tifosi e appassionati di sport. Imprese memorabili o cocenti delusioni, anche se non è questo il caso, che segnano per sempre un’epoca. E che anche a distanza di anni sembrano appena accadute da tanto sono nitide le immagini che la mente proietta continuamente pur in questo frenetico mondo contemporaneo dominato dall’effimero e dalle “storie” sui social destinate a bruciarsi nel giro di ventiquattro ore. Le istantanee di quel 28 luglio londinese di dieci anni fa, invece, ancora oggi sono vivide rappresentazioni del momento più alto raggiunto dall’Italia del fioretto femminile ai Giochi Olimpici.
Eppure, in quella che da un ventennio abbondante era diventata la riserva di caccia prediletta della scherma azzurra, gli episodi gloriosi non erano mancati. L’oro dell'”inattesa Irene Camber” nel 1952, quello di Antonella Ragno nel 1972 a Monaco e il trionfo di Barcellona 1992 che aveva dato ufficialmente il via all’epopea del Dream Team. Ma una tripletta nella gara individuale, sulla falsariga di quanto fatto dalle colleghe tedesche nel 1988 a Seul, l’Italia non l’aveva mai centrata. Poi sono arrivate quelle tre – al secolo e in stretto ordine di classifica finale Elisa Di Francisca, Arianna Errigo e Valentina Vezzali -e la storia è cambiata.
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Tramandando ai posteri istantanee iconiche. L’urlo di Elisa Di Francisca dopo la stoccata decisiva, il broncio e le lacrime di Arianna Errigo che proprio quella sconfitta alla priorità non riesce a digerirla ancora oggi, Valentina Vezzali inginocchiata al centro della pedana in un palazzetto che è una bolgia dopo aver assistito a una delle rimonte più clamorose della scherma olimpica. La Regina avrebbe voluto il quarto oro Olimpico dopo aver guidato, il giorno prima, l’ingresso della delegazione italiana nell’Olimpico portando la Bandiera tricolore; si è presa di rabbia, d’orgoglio e di classe un bronzo capace di offuscare persino la finale per l’oro tutta italiana che sarebbe andata in scena qualche minuto dopo.
Tanta acqua è passata sotto i ponti in questo decennio. Delle tre eroine di Londra, soltanto Arianna Errigo è ancora in pedana. Una nuova primavera per lei, psicologica prima ancora che atletica, culminata nel doppio argento fra Europei e Mondiali, trampolino ideale per cercare a Parigi l’oro sfuggitole a Londra e da quel giorno diventato quasi un’ossessione. Valentina ha smesso dopo aver provato fino all’ultimo a qualificarsi per Rio e ce l’avrebbe pure fatta se solo in mezzo non si fosse messa la maledetta rotazione delle armi a togliere la prova a squadre. Elisa ha scelto di allargare la famiglia dopo che la pandemia ha costretto al rinvio dei Giochi Olimpici, in attesa di poter trasmettere il suo sapere schermistico ai più piccoli che provano a mettersi sulle sue orme.
A cambiare è stato anche lo scenario del fioretto Mondiale. Inna Deriglazova prima e Lee Kiefer poi hanno sbancato le Olimpiadi e tante nuove concorrenti stanno provando a farsi largo ai vertici dell’arma. L’Italia è però è sempre lì, solida certezza in un Mondo che cambia alla velocità della luce. Ma che il 28 luglio del 2012 si è fermato ad applaudire la miglior esibizione di tre ragazze che hanno riscritto fioretto in pugno la Storia della scherma.
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Foto Bizzi