Tornato alla guida del fioretto azzurro, dopo un anno la cura di Stefano Cerioni ha rivitalizzato un settore uscito a pezzi dall’Olimpiade di Tokyo ma che in stagione ha raccolto dividendi ricchissimi.
“Io sono stata brava ma c’è chi lo è stato più di me. Stefano per primo, che ha voluto scommettere su di me dal primo giorno, convinto (spesso più di me) che potessi tornare a divertirmi in pedana”. Per capire quanto la figura di Stefano Cerioni sia stata importante nella rinascita del fioretto azzurro dopo la deludente Olimpiade di Tokyo, è sufficiente citare le parole che Arianna Errigo ha affidato ai propri canali social tracciando il proprio personale bilancio della stagione appena conclusa. La muggiorese, del resto, non aveva mancato di sottolineare l’importanza di avere lo jesino al suo fianco già al termine della finale iridata persa contro Ysaora Thibus: “Grazie a Stefano Cerioni che ha creduto in me, quando venivo trattata come l’ultima ruota del carro. Lui è l’allenatore più bravo del mondo, sentire la fiducia del migliore è stato importante”.
Ricostruzione psicologica – Quello del tecnico jesino, a sua volta campione Olimpico nel 1988 a Seul, è stato un lavoro psicologico prima ancora che tecnico e atletico, sebbene quest’ultima parte sia stata curata in misura decisamente maggiore per fare fronte alle esigenze di questa nuova scherma tanto fisica. Ma se sul valore schermistico dei ragazzi e delle ragazze della Nazionale azzurra non c’era mai stato alcun dubbio, serviva però ricostruirne il morale finito sotto terra dopo un’Olimpiade che, malgrado l’argento individuale di Daniele Garozzo e il bronzo a squadre delle ragazze, ha fatto storcere il naso a molti. L’esplosione di pubblica sfiducia da parte del gruppo nei confronti dell’ex ct Andrea Cipressa (con cui pure l’Italia aveva vinto tantissimo, sia al maschile che al femminile) , peraltro già messo in discussione invero con modalità e tempistica discutibili da Elisa Di Francisca durante le Olimpiadi, ha fatto il resto. Il ritorno al timone del tecnico che aveva portato l’Italia al trionfo su tutta la linea a Londra 2012, è stata la molla che ha riattivato tutti, dai giovani come Martina Favaretto e Tommaso Marini, a cui ha concesso ampia fiducia ai veterani, che usciti a pezzi da Tokyo hanno trovato nuova linfa per ripartire e dominare. Oltre alla già citata Errigo, a giovarne sono stati anche Alessio Foconi e Daniele Garozzo, con l’Olimpionico di Rio 2016 che ha più volte sottolineato come il merito di Cerioni fosse stato quello di un autentico rigenerante per il morale della truppa. E i risultati sono stati tangibili fin dalle primissime gare in Coppa del Mondo (dove hanno brillato anche altri nomi oltre ai protagonisti soliti) e proseguendo con gli exploit di Antalya e Il Cairo.
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La miglior difesa è l’attacco – “A ottobre” racconta Stefano Cerioni in un’intervista concessa post Mondiale alla Gazzetta dello Sport “accettando l’incarico dissi che il fioretto italiano doveva tornare a fare paura intendevo questo: imporre la propria scherma con aggressività come abbiamo fatto, concedendo non più di 30 stoccate agli avversari”. Attaccare, imporre il proprio gioco per spegnere fin da subito l’illusione nella testa degli avversari di poter portare a casa la posta. Perché la miglior difesa è sempre l’attacco e di questo spirito il ct jesino ne è perfetta incarnazione: “Io sono un offensivista, la scherma è combattimento e bisogna essere pronti a combattere. Le mie squadre lo hanno fatto e sono contento”.
Tranquillità – Un aspetto che molti atleti hanno sottolineato a proposito di Cerioni è stata la sua capacità di permettere agli stessi tiratori di concentrarsi solo e unicamente su quanto accade in pedana. “Anche in momenti di difficoltà” aveva raccontato una volta Alice Volpi in un’intervista concessa alla trasmissione Fencing2U “Stefano è bravo a non fartela sentire, mettendoti in condizione di pensare solo ed esclusivamente a tirare”. Un vantaggio non da poco, soprattutto se si ha dalla propria talento da vendere che può cavalcare libero senza altre preoccupazioni a cui dover dare conto.
Il difficile arriva ora – Chiusa in maniera trionfale la prima stagione del Cerioni bis, l’obiettivo diventa quello di confermarsi nell’anno che porterà al Mondiale di Milano e, soprattutto, quando in palio ci saranno le medaglie pesanti a Parigi. L’Italia riparte da una base solida, perfetto mix fra un gruppo di veterani che ha ritrovato lo smalto dei giorni migliori e nuove stelle brillanti nel proprio firmamento. Ma soprattutto dalla ritrovata consapevolezza di essere nuovamente la squadra che tremare il Mondo fa. Chiamatelo pure effetto Cerioni.
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Foto Bizzi