A un mese dalla partenza della stagione 2022/2023 ancora non si sa se la Russia potrà tornare o meno a calcare le pedane internazionali. Una situazione molto difficile e con tante potenziali ripercussioni anche sulle Olimpiadi di Parigi, il cui percorso di qualificazione scatta il prossimo aprile.
Sochi, 26 febbraio 2022: mentre nella città che nel 2014 ha ospitato le Olimpiadi invernali si disputa la tappa di Coppa del Mondo di spada femminile, a pochi chilometri di distanza le bombe russe si abbattono sull’Ucraina. Da due giorni la Russia aveva dato il via a quella che a Mosca viene chiamata “operazione militare speciale”, eufemismo nemmeno troppo velato per non usare il termine guerra. Sulle pedane della città del Mar Nero va in scena una surreale non gara, caratterizzata dalla fuga precipitosa di tutte le delegazioni per cui il ritorno a casa in sicurezza delle atlete era diventa l’unica legittima priorità.
Contemporaneamente, al Cairo, è di scena la prova di Coppa del Mondo di fioretto maschile: a livello individuale la finale è una sfida tutta russa fra Anton Borodachev e Vladislav Mylnikov, mentre a squadre più del risultato a fare rumore è il rifiuto da parte dei ragazzi ucraini di affrontare la Russia. Scene, queste, che si sarebbero ripetute anche a Novi Sad durante i Campionati Europei Cadetti e Giovani: le lacrime delle fiorettiste e delle spadiste italiane e il loro abbraccio con le colleghe ucraine sono diventate simbolo di quella competizione in cui qualcosa di molto più grande di loro ha investito come un tifone i sogni e la voglia di divertirsi di ragazze e ragazzi in gara. “Volevamo solo tirare di scherma e fare dei begli assalti” aveva commentato la russa Anastasiia Rustamova, campionessa Europea di spada Cadetti proprio a Novi Sad.
Quella rassegna continentale, così come le già citate gare di Coppa del Mondo di Sochi e Il Cairo sono state al momento le ultime apparizioni di atleti russi in un contesto internazionale. Il ban imposto dal CIO e in seguito applicato dalla FIE ha fatto sparire dai radar la Russia per la parte restante della scorsa stagione, compresi Europei e Mondiali. Le due maggiori manifestazioni internazionali per la prima volta hanno dovuto fare i conti con un’assenza pesantissima dal punto di vista agonistico sebbene ottimamente mitigata dalla sempre maggior diffusione globale della scherma e da un campo partenti comunque di altissimo livello pur in contumacia di nomi del calibro di Inna Deriglazova, Sofya Velikaya o Sergey Bida soltanto per fare qualche esempio.
Quale sia però lo scenario che possa dipanarsi nel prossimo futuro ancora non è dato saperlo. Anche oggi che manca all’incirca un mese al via della nuova annata di Coppa del Mondo ma soprattutto a sei mesi dal via del percorso di qualificazione ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, previsto per aprile 2023. Da una parte l’auspicio espresso nei giorni scorsi alla stampa da parte di Ilgar Mamedov per un pronto ritorno degli atleti sulla scena internazionale già dal prossimo novembre, anche se lo stesso Presidente della Federscherma russa ha parlato di fine dello stesso mese come periodo per la discussione sull’ammissione al TAS di Losanna . Dall’altra la richiesta da parte della Federazione Ucraina alla FIE di proseguire sulla linea dura e prorogare l’esclusione senza possibilità di appello e nemmeno permettendo ai russi di gareggiare sotto bandiera neutrale “come appello alla pace e alla fine della guerra”.
In mezzo, tante variabili da cui è impossibile prescindere, sia a livello politico sia a livello sportivo. Dalla necessità di dare un segnale forte a uno Stato aggressore che fa peraltro dello sport un fortissimo strumento di propaganda – si veda in tal senso anche lo “scongelamento” delle Spartachiadi retaggio dell’Unione Sovietica – a quella di garantire il più possibile la regolarità delle competizioni, a maggior ragione all’alba di una stagione cruciale come quella che sta per scattare.
Non un nodo semplice da dirimere sebbene nelle scorse settimane il Presidente del CIO Thomas Bach, in visita in Italia dove ha ricevuto il “Collare d’oro” e incontrato Giovanni Malagò abbia affermato che quello della riammissione in gara di russi e bielorussi sia «un argomento di cui stiamo discutendo con i comitati olimpici nazionali, con le federazioni internazionali, con i membri Cio e con la comunità degli atleti» anche se al momento non è stata ancora fissata una tempistica ben precisa. A un mese dal via della nuova stagione, la domanda “che ne sarà della Russia” ancora non conosce una risposta precisa.
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Foto: Eva Pavia