Anna Bashta: “Quando sei la numero 1 puoi solo vincere o tornare indietro”

Scherma - Anna Bashta: "Coi miei il patto era una torta per una medaglia"

In un contributo per il portale italiano The Owl Post, la sciabolatrice azera racconta come la sua storia schermistica sia cominciata. E su quanta strada ancora ha da fare perché possa sentirsi realizzata come atleta.

 

Poco prima di varcare per la prima volta le porte di una sala scherma, la piccola Anna Bashta pensava di trovarsi di fronte ben altra cosa. «Nella mia testa, mi ero fatta un’immagine completamente diversa di quello che avrei trovato in palestra. Pensavo che avremmo ascoltato della musica, oppure ballato» racconta la nativa di Togliatti nel contributo che ha rilasciato per il portale italiano The Owl Post. Un racconto a tutto tondo, quello della sciabolatrice nata in Russia e naturalizzata azera, che parte dai suoi esordi e arriva fino ad oggi.  I ricordi dell’infanzia coi sacrifici di mamma e papà per iscriverla alla prima gara, che si mischiano agli obiettivi ancora da perseguire per potersi finalmente sentire realizzata come atleta.

Dalla scintilla immediatamente scoccata alla vista di sciabole e fioretti, al percorso non privo di difficoltà che l’hanno portata categoria dopo categoria a diventare una fra le più promettenti tiratrici della Russia prima e quindi la numero 1 al Mondo al termine della passata stagione. Un’annata magica, con tre vittorie in Coppa del Mondo, il titolo Europeo, quello Mondiale sfiorato, la vetta della classifica globale comunque messa in ghiaccio. Un risultato che però non accontenta Anna: «Il primo posto del ranking mondiale è soltanto una piccola goccia nell’oceano, un risultato dal quale puoi soltanto regredire. Sei lì, in cima, bersaglio per tutte le altre, e non c’è altro che tu possa fare, se non provare a vincere sempre». All’orizzonte ci sono i Giochi di Parigi e la voglia di tornare a casa con il bottino più prezioso: «Prima volevo andare ai Giochi Olimpici di Tokyo. Adesso voglio vincere quelli di Parigi, e poi voglio vincere anche quelli di Los Angeles. Quando avrò due ori olimpici potrò considerarmi realizzata. Ma adesso, il numero uno vicino al mio nome, oltre ad essere un orgoglio, è anche un peso, l’obbligo morale a lavorare il doppio oppure il triplo per restare dove sono».

Tanta acqua è passata sotto i ponti di Anna Bashta da quando, da piccola, festeggiava ogni gara vinta con un dolce tutto per sé che i genitori le regalavano come ricompensa per l’impegno. Ora i premi si chiamano medaglie e i titoli di Campionessa Europea o Mondiale o, perché no, Olimpica. Ma una cosa non è cambiato: lo spirito della bambina felice e spensierata non ha lasciato Anna, a cui ogni tanto capita ancora di chiedersi con incredulità se il fatto di poter girare il Mondo e venir pagata per fare quello che più le piace sia un sogno o realtà. Il segreto? Affrontare lo sport sempre con il medesimo spirito: «molto più che un mestiere, ma molto meno che un lavoro».

Twitter: agenna85

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Foto: Augusto Bizzi