Aron Szilagyi, Mister Luxardo

Scherma - Aron Szilagyi ama il Luxardo e il Luxardo ama Aron Szilagyi

Lo sciabolatore ungherese ha vinto in tre occasioni la prestigiosa gara padovana salendo sul podio complessivamente sette volte e diventando uno degli atleti più amati dal pubblico.  Cronistoria di un grande amore.

 

«Fin da quando ho vinto qui la prima volta nel 2010, ho sempre sognato un giorno di poter tornare a casa con il “Trofeo Luxardo”. E ora che il sogno è diventato realtà è una sensazione meravigliosa». Così parlava lo scorso 22 maggio Aron Szilagyi dopo aver coronato il suo lungo inseguimento all’iconica maschera d’oro che per oltre vent’anni è stata simbolo della storica tappa di Coppa del Mondo di sciabola maschile. Come per la vecchia Coppa Rimet di calcio, anche il “Luxardo” rimane proprietà definitiva di chi riesce a porre per tre volte il proprio nome nell’albo d’oro di una manifestazione che in oltre 60 anni di storia ha saputo imporsi come una delle classiche più ambite da ogni schermidore. Roba per un ristretto manipolo di campioni, a cui il magiaro si è aggiunto nel 2022 dopo aver battuto in finale il coreano Bongil Gu.

Quelle parole pronunciate appena dopo il podio, atteso con la stessa trepidazione di un ragazzino al suo primo successo importante come se nel frattempo non fossero mai entrate nella sua bacheca tre medaglie d’oro alle Olimpiadi, rendono perfettamente l’idea di quanto idilliaco sia il rapporto fra il fuoriclasse ungherese e il “Trofeo Luxardo”. Un amore forte e ricambiato da entrambe le parti: se il pubblico italiano, fatta salva ovviamente la presenza di azzurri, porta in palmo di mano il Campionissimo, quest’ultimo lo ricompensa offrendo la miglior versione del proprio repertorio. A maggior ragione se, come accaduto l’anno scorso, di fronte si trova un avversario fortissimo che decide ingaggiare un testa a testa su livelli stellari.

La storia di Aron Szilagyi a Padova inizia nel 2009. Allora, appena diciannovenne chiuse al terzo posto nella gara vinta Luigi Tarantino: a fermarlo in semifinale fu il tedesco Nicholas Limbach, poi battuto a sua volta in finale dall’azzurro. L’anno successivo arriva il primo dei tre successi sulle pedane padovane, vittoria che è contestualmente anche il primo centro in Coppa del Mondo assoluta dell’ungherese. In finale arriva nuovamente Tarantino, che questa volta però non può fare il bis malgrado una spettacolare rimonta che lo ha visto risalire dal 10-14 fino al 14-14. Nel 2014 il secondo sigillo, suggellato dal 15-7 contro Bongil Gu in un match che al contrario di quanto sarebbe avvenuto otto anni dopo non ebbe storia.

Da quel momento in poi inizia la lunga caccia al terzo sigillo. Nel 2015 l’idea viene chiusa nel cassetto già al primo assalto per colpa (o merito) del cinese Xu Yingming, che strappa il prestigioso scalpo sul 15-11. Nel 2016 l’ungherese arriva fino all’atto finale ma trova strada sbarrata da un monumentale Aldo Montano in un assalto entrato di diritto nella Storia del “Trofeo Luxardo” che fa spellare le mani al pubblico presente alla Kioene Arena. Si sarebbe consolato, Aron, qualche mese più tardi sbancando per la seconda volta la gara Olimpica a Rio de Janeiro.

Nel 2018 arriva un’altra occasione per mettere in bacheca la Maschera, ma anche questa volta ad esultare è chi si trova all’altro capo del rullo nella finalissima: in questo caso lo statunitense Eli Dershwitz. Per coronare l’inseguimento, Szilagyi ha dovuto attendere altri quattro anni: nel mezzo la doppietta italiana firmata da Curatoli e Montano nel 2019, la lunga pausa per il Covid ma anche il terzo oro Olimpico di fila, impresa mai riuscita prima nella scherma a livello maschile.

Il biglietto da visita migliore per presentarsi finalmente all’appuntamento più ambito in un’edizione unica della gara, diventata per l’occasione Grand Prix e impreziosita anche dalla competizione femminile. Come si sia chiusa la gara lo sappiamo già, per capire cosa ci riserverà invece il prossimo capitolo del viaggio di Aron Szilagy a.k.a. “Mister Luxardo” sulle pedane di Padova servirà solo aspettare qualche giorno. Quando sulle pedane della Kioene Arena andrà in scena l’edizione numero 64 e inizierà la storia del trofeo numero VIII, un prezioso vaso in vetro di Murano. Difficile pensare che anche quello possa finire sulla mensola di casa Szilagyi, ma essere il primo a sollevarlo al termine della competizione potrebbe già essere motivo sufficiente a stimolare gli appetiti del cannibale.

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Foto Eva Pavia/Bizzi Team

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