Lanciato la scorsa stagione dal tecnico livornese, lo sciabolatore salernitano sta vivendo una stagione da assoluto protagonista. E Padova ha raccolto un successo da grande campione.
«Quando ero piccolo venivo sempre a vedere il “Trofeo Luxardo”, ad ammirare i grandi campioni sperando un giorno di poterli emulare. Oggi è successo e sono contentissimo». Michele Gallo, anni 22 ancora da compiere, ha appena coronato con il successo finale la sua giornata perfetta sulle pedane di uno dei tornei più iconici e prestigiosi del circuito di Coppa del Mondo di sciabola maschile e ai microfoni della tv Federale fatica (giustamente) a contenere la gioia per la portata dell’impresa appena compiuta. Il tassello finale di un percorso di crescita rapidissimo ma che ancora, vista la giovane età dello sciabolatore salernitano, deve completamente svilupparsi. Finale a otto la scorsa stagione a Madrid, il podio di Varsavia non più tardi di tre settimane fa, la scalata verso il primo sigillo in carriera completata sul palcoscenico migliore che uno schermidore italiano possa mai sognare.

“Ma cosa ho fatto?” si chiede un ancora incredulo Michele Gallo dopo la vittoria al Luxardo – Foto: Augusto Bizzi
Passo dopo passo e con grande calma, Michele Gallo è pronto a prendersi il futuro della sciabola italiana. Soprattutto, al momento, Michele Gallo è la scommessa vinta da Nicola Zanotti. Il ct livornese, subentrato in corsa al dimissionario Luigi Tarantino nel febbraio del 2022, ha puntato forte su di lui in una fase decisamente delicata per la Nazionale azzurra. L’argento di Tokyo ha chiuso definitivamente l’era di Aldo Montano, che proprio ai Giochi giapponesi ha posto fine alla sua carriera leggendaria. A questo si sono aggiunti il grave infortunio di Enrico Berré proprio all’alba del mandato del livornese e i tanti altri acciacchi e infortuni assortiti che hanno reso ancora più complicata la costruzione di un nuovo gruppo. Conoscersi in un momento di difficoltà è un’opportunità, canta Giovanni Truppi. Nel caso di Zanotti, il momento particolare diventa l’opportunità per dare fiducia a due prospetti che, seppur molto giovani, hanno potenzialità per fare bene. Quando vengono diramate le convocazioni per Europei e Mondiali, nella lista degli sciabolatori compaiono, accanto ai “veterani” Luca Curatoli e Luigi Samele, i nomi di Pietro Torre e Michele Gallo. Il primo, livornese, è fresco di medaglia d’argento individuale (e oro a squadre) ai Mondiali Under 20 di Dubai. Il secondo, di un anno più vecchio, la sua chance di giocarsi per l’ultima volta il titolo iridato individuale – a squadre lo ha vinto nel 2019 – se l’è vista cancellare dal Covid, in una storia per certi versi parallela a quella della coetanea Martina Favaretto.
I due, pagato lo scotto dell’esordio Europeo, si riscattano prontamente al Mondiale: Torre chiude addirittura fra i primi 8 fermandosi solo al cospetto di Aron Szilagyi, lanciato verso l’oro e il completamento della sua collezione di metalli preziosi. Gallo invece si ferma un turno prima e soltanto nel derby contro Gigi Samele, ma non prima di aver battuto Eli Dershwitz. La conferma che i due sono stati un investimento giusto, suffragata anche dal bronzo Mondiale a squadre. Da quel gruppo è ripartito Zanotti – che a Padova ha raccolto il primo podio stagionale anche nella prova per quartetti – e su quello vuol puntare per la caccia alla qualificazione ai Giochi Olimpici che parte il prossimo aprile. Nel mentre si gode l’esplosione d Gallo.
Un’annata iniziata in sordina quella del salernitano trapiantato a Frascati ma andata via via sempre più in crescendo. Tabellone dei 32 a Tunisi, fuori dai 64 a Orleans; prima del climax ascendente iniziato con la finale a 8 sfiorata a Tunisi e continuata con il già citato podio di Varsavia, impreziosito dallo scalpo di Aron Szilagyi nel tabellone dei 32 prima dello stop imposto dal polacco Kaczkowski, quel giorno così in stato di grazia da risultare indigesto persino a Sandro Bazadze.
Per la festa grande, allora, meglio scegliere il palcoscenico più prestigioso, indossare l’abito di gala e prendersi gli scalpi degli avversari più prestigiosi. Anche quel Sandro Bazadze emerso miracolosamente dalle sabbie mobili di un 5-14 contro Matyas Szabo che sembrava averlo “condannato” alla prima gara stagionale e che invece ne ha certificato la forza mentale prima ancora che lo strapotere tecnico. Match duro, sfibrante quello contro l’arcigno georgiano diventato numero uno al Mondo alla corte del mago Bauer e piegato all’ultima stoccata dopo un bellissimo braccio di ferro. Il preludio al gran finale, da giocarsi contro il kazako Artyom Sarkissian, l’underdog in giornata alla ricerca del proprio posto al sole nell’albo d’oro del Luxardo e già capace di fermare la corsa di un grande Giovanni Repetti negando al pubblico della Kioene Arena il piacere di gustarsi un derby tutto azzurro. Ma questa volta, rispetto a Varsavia, il lieto fine è arrivato.
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Foto: Augusto Bizzi