Oltre alla pluricampionessa, escluse anche le compagne di squadre medaglia d’oro a Tokyo. Stessa sorte anche per il quartetto maschile. Per tutti decisiva l’affiliazione a un corpo militare.
Come nella sciabola, così nel fioretto. Le liste di eleggibilità consegnate dalla FIE alla Federazione Russa in vista di un ipotetico rientro sulle pedane internazionali (reso possibile dopo il congresso del 10 marzo ma nei fatti non ancora concretizzatosi), fanno piazza pulita di tutti quelli affiliati ai corpi militari e lasciano fuori nomi pesanti. E così la prova a squadre di Tokyo 2020, chiusa con il trionfo, rischia di essere stata ancora per un lungo pezzo l’ultima esibizione internazionale di Inna Deriglazova: la fuoriclasse di Kurchatov, infatti, è fra le atlete escluse dalla possibilità di partecipare alle competizioni. E con lei anche le sue compagne d’avventura ai Giochi giapponesi, ovvero Larisa Korobeynikova, Marta Martyanova e Adelina Zagidullina. Stessa sorte anche per la squadra maschile (Anton e Kiril Borodachev, Vladislav Milnykov, Timur Safin), argento in Giappone due anni fa.
Niente di clamoroso e inatteso, naturalmente. Del resto le condizioni poste dal CIO affinché si potesse ottenere il nulla osta per il ritorno in pedana sono state fin da subito chiare: l’atleta non deve essere affiliato ad alcun corpo militare. Ma in Russia, così come accade del resto in molte altre nazioni Italia compresa, gli sportivi di alto livello sono in orbita CSKA o Dynamo. L’unica alternativa sarebbe quello di rinunciare al tesseramento, ipotesi difficilmente percorribile: «Per quanto riguarda la richiesta di abbandonare le società sportive, credo non ne avremo» ha dichiarato nei giorni scorsi l’ex sciabolatore Alexei Yakimenko, iridato individuale a Mosca 2015, parlando all’agenzia statale russa TASS «nel caso, dovresti restituire tutto quello che questa società ti ha dato, compreso nome, stipendio, titoli e appartamenti».
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Foto Bizzi
