Un’attesa lunga due ore per scoprire il destino della forte sciabolatrice ucraina, squalificata per un saluto non appropriato. Ma convinta di essere nel giusto dopo aver ricevuto delle rassicurazioni in merito.
La pedana è vuota. Olga Kharlan non c’è. Oltre due ore dopo la fine dell’assalto vinto per 15-7 contro Anna Smirnova, la risposta alla domanda che tutti si ponevano arriva dal tabellone luminoso: Olga Kharlan EXC. Cartellino nero, squalifica che vale per l’individuale e per la prova a squadre. La colpa? Non aver stretto la mano all’avversaria al termine del match, porgendole semplicemente la lama. Un saluto alternativo diffuso in tempi di Covid che secondo Kharlan era ancora valido, secondo Smirnova no.
Due ore e oltre per capire se quel protocollo fosse stato ufficialmente rimosso e sostituito, col ripristino dell’obbligo alla stretta di mano, oppure no. Nessuna comunicazione dalla Fie e dal suo ufficio stampa: “Not yet”, la risposta ai cronisti che chiedevano aggiornamenti mentre in realtà già arrivava da altre fonti la comunicazione della squalifica comminata all’atleta ucraina. Una questione ingarbugliata che siamo in grado di ricostruire sul nostro sito.
Secondo quanto appreso da Pianeta Scherma, Olga Kharlan avrebbe preso autonomamente la decisione di gareggiare dopo una serie di contatti con la federazione e il governo ucraino, da cui non era arrivato formalmente né un permesso né un divieto (ricordiamo che il 26 luglio, nella gara individuale di spada maschile, allo spadista Igor Reizlin è stato detto di non presentarsi in pedana per il match dei 32esimi di finale contro il russo Vadim Anokhin).
Kharlan aveva comunicato la sua decisione agli organi della Federazione Internazionale facendo presente però la sua volontà di non stringere la mano l’avversaria a fine match, per capire cosa questo avrebbe comportato, che impatto avrebbe avuto sul suo Mondiale e su quello della nazionale di sciabola femminile ucraina. E dai vertici della Fie avrebbe ricevuto rassicurazioni sulla possibilità di salutare porgendo la lama, come accadeva durante la pandemia.
La protesta di Anna Smirnova, che per oltre mezz’ora è rimasta ferma sulla pedana, prima in piedi e poi seduta, e il ricorso da lei fatto, hanno portato alla valutazione del caso. Ancora secondo quanto siamo stati in grado di ricostruire, il protocollo Covid è stato ufficialmente abrogato proprio a partire dal Mondiale con un comunicato emesso poche settimane prima della competizione, l’obbligo alla stretta di mano e il conseguente cartellino nero in caso di rifiuto, sono dunque ripristinati. Questa la motivazione ufficiale del nero, mostrato con ritardo dall’arbitro del match Vincenzo Costanzo all’atleta ucraina.
Olga Kharlan ha violato il regolamento rifiutandosi di stringere la mano a un’atleta che, seppur in forma indipendente e senza bandiera, rimane cittadina di un Paese che ha invaso il suo costringendolo a una sanguinosa guerra di resistenza che prosegue ormai da quasi un anno e mezzo. Lo ha fatto nella convinzione, corroborata da esponenti di spicco della Fie, di essere comunque nel giusto e di non violare il regolamento. Complicato anche se non compromesso del tutto anche il percorso di qualifica olimpica per Olga Kharlan, che ora dovrà fare una stagione di Coppa del Mondo straordinaria fino a fine marzo o passare dalla gara di qualifica europea riservata alle nazioni senza atlete qualificate.
Twitter: GabrieleLippi1
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