Il ct della spada francese replica a chi ne aveva messo in discussione lavoro e metodi di gestione del gruppo. Ma il suo futuro rimane ancora nebuloso.
Che ne sarà di Hugues Obry? Questo il secondo fronte caldo – oltre a quello della diaspora degli sciabolatori dall’Insep – che agita il turbolento approccio della Francia alla stagione Olimpica. Parigi all’orizzonte e dieci mesi che paio un eternità ma che sono invece pronti a volare via in un baleno quando davanti c’è un appuntamento dal peso specifico nemmeno quantificabile per un’arma, la spada maschile, che rappresenta una delle punte di diamante per la caccia ai metalli a Cinque Cerchi sulle pedane del Grand Palais. Più nell’immediato, però, c’è da capire che ne sarà della guida tecnica e di quell’Obry che, di ritorno dalla parentesi in Cina con tanto di doppio titolo Mondiale al Cairo nel 2022 fra prova individuale e prova a squadre, si ritrova ora a fare i conti con un clima di totale sfiducia nei suoi confronti.
E con accuse tutt’altro che di poco conto. Come ha ricostruito molto bene l’Equipe, un gruppo di una decina di spadisti avrebbe infatti accusato il ct di creare un clima tutt’altro che sano e al limite del mobbing. E sempre attraverso le colonne del prestigioso quotidiano sportivo francese, Hugues Obry ha voluto rispondere in prima persona agli attacchi: «Sono accuse molto gravi da muovere» ha dichiarato l’Olimpionico a squadre 2004 «Può darsi che abbiano attaccato l’allenatore, ma io faccio il mio lavoro da uomo, mettendoci tanto cuore e molto di me stesso. Attaccare il mio lavoro significa attaccare la mia persona. Non so dove ci porterà tutto questo, ha preso proporzioni decisamente gigantesche».
L’11 settembre scorso intanto è ripresa l’attività di preparazione per la nuova stagione che scatta a novembre con un super fine settimana che vedrà in gara cinque delle sei armi. Dalle parti della Federazione minimizzano, parlando di assenza di un vero caso-Obry, sul cui capo però restano dense e scure nubi, e invitando tutti a una discussione calma e serena. Ma c’è dell’altro: l’incertezza che regna attorno a questo caso e alle sue possibili conseguenze, sarebbe la spia di un qualcosa di che non va all’interno della stessa federazione. Un atleta di cui non è stata rivelata l’identità ha infatti rilasciato all’Equipe parole decisamente eloquenti sulle acque agitate in cui la FFE si troverebbe a navigare: «Non sappiamo chi fa cosa, chi prende le decisioni; tante persone pensano di gestire cose quando in realtà non gestiscono nulla».
Tornando invece alla situazione interna alla spada maschile, sembra che alcuni atleti (a partire dai più giovani) siano ancora intenzionati a lavorare con Hugues Obry ma dall’altra parte ci sarebbe chi preme per tagliare una volta per tutte la comunicazione. Fra due mesi scarsi il vernissage stagionale a Berna. Se al comando o no della truppa ci sarà Hugues Obry lo scopriremo solo vivendo, ma resta il fatto che il tempo a disposizione per prendere una decisione in un senso piuttosto che nell’altro è molto meno di quello che si possa pensare.
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Foto Augusto Bizzi