La sciabolatrice greca non sarà a Parigi nemmeno come wild card, andata alla turca Nisanur Erbil. Un caso che mette l’accento sulla necessità di cambiare effettivamente qualcosa nel sistema di qualifica Olimpica.
«Grazie FIE e CIO per il rispetto nei miei confronti!» Poche parole, intrise di rabbia e sarcasmo, ad accompagnare un post sui social fatto solo di uno sfondo completamente nero. Ovvero dello stesso colore dell’umore di Despina Georgiadou dopo l’ennesima mazzata al suo sogno olimpico ucciso più da un processo di qualifica ai limiti della follia che non dai propri demeriti. Condannata dall’essere arrivata dietro a una connazionale, Theodora Gkountoura, nella corsa alla qualifica individuale verso Parigi 2024 quando il regolamento dice che ogni Nazione può al massimo portare una sola atleta. Con buona pace dell’essere vice campionessa del Mondo in carica e di essere l’attuale numero 4 del ranking di specialità. Argomenti non sufficienti per farle valere in extremis un pass per i Giochi tramite wild card, con i posti inizialmente a disposizione come quota per paese organizzatore resi liberi dalla qualificazione della Francia con tutte le squadre.
A Parigi ci sarà invece la turca Nisanur Erbil, che nella classifica iridata si trova ben 17 posizioni più in basso e che poco meno di un mese fa a Differdange ha mancato, perdendo nettamente la finale contro Yoana Ilieva, la possibilità di qualificarsi al torneo zonale di Differdange. Quel torneo a cui la stessa Georgiadou non aveva potuto prendere parte per il già citato motivo: la qualificazione strappata dalla compagna di squadra Gkountoura. Nessuna eccezione dunque, nemmeno in fase di concessione di wild card che, per sua stessa natura, avviene al di fuori degli ufficiali canoni di qualifica. Lo scorso luglio, dopo la contestata squalifica a seguito dei fatti che l’hanno vista suo malgrado protagonista ai Mondiali di Milano, Olga Kharlan aveva ottenuto direttamente da Thomas Bach la garanzia di una wild card Olimpica in caso di mancata qualificazione. Anche se il successivo completamento della missione tramite il percorso a squadre ha reso pleonastico il gesto del gran capo del CIO.
La greca già qualche mese fa si era scagliata pesantemente contro i criteri di qualificazione ai Giochi, giudicati da lei troppo penalizzanti. Oggi l’ulteriore beffa e la comprensibile rabbia sfogata urbi et orbi tramite i social network: «È ufficiale…la numero 4 del ranking Mondiale non andrà ai Giochi Olimpici» si legge nel post dopo i “ringraziamenti” recapitati a FIE e CIO «Tutto questo lavoro è andato direttamente nel cestino. Io rispetto sempre le regole, ma questa volta non capisco perché dovrei. Non capisco perché non dovrei essere in quello stadio quel giorno. Come posso non avere il diritto di essere lì?».
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L’ulteriore sviluppo del caso Georgiadou, pare quindi destinato a riaccendere il dibattito sui criteri di qualifica ai Giochi Olimpici. Se non sull’importanza da dare alle stesse Olimpiadi: una gara che esclude per criteri non strettamente dipendenti dai propri demeriti una delle atlete più forti di una disciplina premiando al contempo chi ne ha meno titolo a parteciparvi, può ancora essere considerata la massima espressione di uno sport?
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Foto Luca Pagliaricci/ Bizzi Team