Cosa hanno detto all’Italia le pedane di Basilea in chiave Parigi 2024

Europei scherma Basilea 2024: il bilancio in chiave italiana

Bene fioretto e spada, la sciabola fa bene a livello individuale ma ha faticato a squadre. Il bilancio in chiave italiana degli Europei di scherma Basilea 2024.

 

Entusiasmo ed ottimismo, ma anche la consapevolezza che qualcosa da aggiustare c’è in vista dell’appuntamento più atteso di questo anomalo ciclo Olimpico. L’Italia archivia il proprio Europeo di Basilea con un complessivo di 11 medaglie, e guarda avanti tutta in direzione Grand Palais. E se sotto le sue monumentali vetrate l’asticella della sfida sarà messa ad altezza vertiginosa, le pedane svizzere hanno però fatto vedere un’Italia tonica e pronta a giocarsi tutte le sue chance. Partiamo dai freddi numeri: 5 medaglie d’oro, a cui si sono aggiunte altre 6 medaglie equamente distribuite fra gli altri colori. E ancora, una tripletta – quella storica degli sciabolatori capeggiata da Michele Gallo – e una doppietta, nel fioretto maschile con il duo Marini – Foconi. C’è però un aspetto che impone un confronto: negli ultimi due Europei pre-Olimpici, Legnano 2012 e Torun 2016, l’Italia aveva ottenuto rispettivamente 4 e 6 medaglie totali. Ovvero, sommate, una in meno di quelle messe insieme a Basilea.

Un risultato che giustifica pienamente il morale alto della truppa al termine dei sei giorni, anche se prudenza e basso profilo nella valutazione di quanto visto in Svizzera sono sempre le giuste guide in questo delicato mese di avvicinamento finale, dove i carichi di lavoro sono tarati per il picco proprio durante il Olimpico. Del resto, le due già citate edizioni degli Europei regalarono relativamente poche gioie all’Italia, salvo poi sovvertire completamente esiti e valori sulle pedane di Londra e Rio. Non lasciarsi trascinare dal trionfalismo, ma nemmeno vedere negatività in quelle poche situazioni in cui le cose non hanno funzionato come previsto.

FIORETTO

Doppietta di ori all’individuale, un oro e un bronzo a squadre. Tante certezze e qualcosa su cui lavorare nel mese che separa il fioretto Azzurro dall’Olimpiade parigina. La prima certezza si chiama Arianna Errigo. Un finale in crescendo per lei, dopo un avvio di stagione difficile, i tanti piazzamenti sul podio ma la vittoria sempre arrivata a tiro ma mai sin qui centrata. La rimonta su Daria Mroniuk è una masterclass suprema di cosa significhi essere una fuoriclasse anche e soprattutto nei momenti in cui tutto sembra volgere al peggio. La zampata della Campionessa che vale il secondo titolo Europeo in carriera e il viatico migliore verso Parigi dove sarà Portabandiera alla cerimonia di apertura. La seconda certezza, restando al settore femminile, è quella di una squadra che ancora una volta si dimostra macchina da guerra ingiocabile per tutte. Martina Favaretto, Francesca Palumbo e Alice Volpi completano con la già citata Capitana Errigo un team fenomenale. Non meno foriero di certezza è il settore maschile: Tommaso Marini ha fame insaziabile di vittorie e si è preso anche l’Europeo, Alessio Foconi il solito esempio di determinazione e voglia di non mollare mai. Il Capitano di  un gruppo (completato da Guillaume Bianchi e Filippo Macchi) che, perso Daniele Garozzo, deve ricercare nuovi equilibri e ruoli con l’obiettivo di riscattare, a squadre, due Olimpiadi da dimenticare. La missione è difficile causa concorrenza tremendamente agguerrita, ma le carte in regola per centrare il bersaglio grosso ci sono. La semifinale contro l’Ungheria è già stata mandata a memoria e riscattata dalla prestazione contro la Polonia nella finale per il bronzo. L’esempio perfetto di cattiveria agonistica e concentrazione con cui approcciare la gara del prossimo 4 agosto.

Foto | Augusto Bizzi

SCIABOLA

La spettacolare tripletta nella prova individuale maschile, la bella prestazione di Michela Battiston malgrado la mancata medaglia in quella femminile, ma anche le prestazioni meno brillanti nelle prove a squadre. Questa l’estrema sintesi dell’Europeo vissuto dalla sciabola di Nicola Zanotti. I risultati nelle prove per quartetti, dove l’Italia si presentava nella doppia veste di vice campione d’Europa, sono l’aspetto su cui il ct livornese concentrare maggiormente il proprio lavoro nel mese che separa da Parigi 2024. Il valore dei due gruppi non si discute – e la già citata tripletta Gallo, Curatoli, Samele non è nata certo per caso – restano però da sistemare alcuni dettagli soprattutto a livello psicologico per evitare che alle prime difficoltà le squadre corrano il rischio di disunirsi. Perché al netto dei favori del pronostico che sembrano orientati su altri, tanto il quartetto femminile quanto quello maschile hanno le carte in regola per poter dire la loro nella lotta alle medaglie. Menzione di merito per Luigi Samele: fino all’ultimo era stato in dubbio se partire o meno, alla fine ha stretto i denti e malgrado i tanti problemi e acciacchi si è regalato a 37 anni la sua prima medaglia agli Europei.

Spada femminile: le parole di Alberta Santuccio dopo il bronzo a Basilea

Foto | Augusto Bizzi

SPADA

Che Europeo per il settore guidato da Dario Chiadò! Il ct Torinese si coccola due gruppi fantastici che da quando sono sotto la sua gestione vantano uno score invidiabile nelle grandi manifestazioni internazionali: 10 podi totali fra Europei e Mondiali nelle prove a squadre. Una costanza di rendimento impressionante, ancora di più se si pensa alla concorrenza e all’incertezza che c’è in un’arma come la spada, sia al femminile che al maschile. A Basilea le donne (Rossella Fiamingo, Mara Navarria, Giulia Rizzi, Alberta Santuccio) hanno finalmente coronato il loro inseguimento all’oro continentale riportando in Italia un titolo che mancava da 17 anni. Gli uomini, dopo una prova individuale poco brillante, hanno dimostrato perché sono i campioni del Mondo in carica, fermandosi solo in finale di fronte a una Francia davvero troppo forte. A ulteriore guarnitura, il bronzo individuale di Alberta Santuccio, partita in direzione Basilea con l’obiettivo di trovare le migliori sensazioni in pedana dopo il riacutizzarsi del fastidio al piede che l’aveva costretta allo stop a Cagliari e tornata con due medaglie nella sacca.     

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Foto Eva Pavia/Bizzi Team