Storie Olimpiche – Tokyo 2020: storie, favole, miti dell’Olimpiade del Covid

Storie Olimpiche: la scherma ai Giochi di Tokyo 2020

Il rinvio, il rischio cancellazione, la disputa in un clima surreale fra mascherine, distanziamento e spalti deserti. Ma a livello agonistico le Olimpiadi di Tokyo 2020 hanno raccontato tantissimo.

 

Mascherine, rigide regole di distanziamento sociale, protocolli creati ad hoc. E, ancora, la surreale atmosfera di spalti desolatamente vuoti a fare da cornice a gare che per tutti i presenti valgono una carriera. L’atmosfera che si respira a Tokyo durante l’estate del 2021 sembra essere uscita direttamente da un romanzo distopico, e non solo nell’arena che ospita le gare di scherma. Con il subdolo Covid 19 che ancora si aggira minaccioso sui Giochi rinviati di un anno rispetto al 2020, del resto, c’è poco da scherzare e se si vogliono portare a casa queste tribolate Olimpiadi giapponesi di alternative non ce ne sono. La scherma attendeva con grande ansia i Giochi di Tokyo 2020: quattro anni prima, proprio all’avvio del ciclo che sarebbe culminato a Tokyo, il CIO aveva finalmente acconsentito, dopo una lunga battaglia, a concedere a uno degli sport colonna portante dell’Olimpismo sin da Atene 1896, il programma completo con l’assegnazione di tutti e 12 i titoli. E, soprattutto, tanti saluti all’odiata rotazione delle armi che a ogni edizione potava due prove a squadre.

ITALIA SENZA ORI

L’Italia si presenta ai nastri di partenza con grandi ambizioni ma anche con una squadra composta per la quasi metà da esordienti alle Olimpiadi. E se il bilancio finale parla di 5 medaglie complessive, a spiccare è la mancanza di ori. Una notizia per uno sport che ha sempre regalato grandi raccolti alle delegazioni Azzurre nelle varie edizioni dei Giochi. Notizia nella notizia, il fioretto femminile rimasto incredibilmente a secco di medaglie dopo anni e anni di dominio assoluto nelle maggiori manifestazioni internazionali, Olimpiadi comprese. Le pedane della Makuahri Messe Arena regalano grandi imprese, rinascite, bicchieri che a ben guardarli si preferisce considerarli mezzi pieni e non mezzi vuoti. Alla prima voce appartengono gli argenti firmati da Daniele Garozzo nella prova individuale di fioretto maschile e Luigi Samele in quella di sciabola. Il siciliano alla seconda finale Olimpica consecutiva dopo il trionfo di Rio, e un’impresa purtroppo non celebrata come meritava sotto la narrazione profondamente ingiusta di chi ha visto più la delusione per l’oro mancato che non la grandezza di chi, a distanza di un quadriennio dilatatosi a quinquennio, si è confermato fra i grandi. Il foggiano primo degli umani dietro all’Alieno venuto dall’Ungheria. E primi degli umani sono stati anche Enrico Berrè, Luca Curatoli e Aldo Montano (oltre ovviamente allo stesso Samele) nella prova a squadre, battuti solo dall’ingiocabile Corea del Sud. A completare il medagliere il doppio bronzo a squadre di spadiste e fiorettiste. Due medaglie dal significato particolare. Non c’erano a Rio le spadiste, rimaste clamorosamente fuori dalla qualifica a squadre quando ormai la pratica sembrava solo una formalità; erano favorite per il titolo le fiorettiste ma un’ultima frazione devastante di Ysaora Thibus ha mando le francesi a giocarsi l’oro e le Azzurre alla “finalina”, sempre che così si possa chiamare un assalto con in palio un bronzo Olimpico. La rabbia (agonistica) e il cuore come motore agonistico per mettersi al collo le medaglie, chi regolando al termine di un match al cardiopalma la Cina chi invece travolgendo gli Stati Uniti.

Foto | Augusto Bizzi

ALIENI, FAVOLE, FIGLIE D’ARTE E ALTRE STORIE

Fuori dall’Italia, sono state tantissime le Storie raccontate dalle competizioni schermistiche in Giappone. A partire da chi, leggasi alla voce Aron Szilagyi, per la terza volta di fila si è issato sul trono della sciabola maschile. Un’impresa che nella scherma maschile non era mai riuscita e che allargando lo sguardo alle donne, è stata appannaggio di Valentina Vezzali. Londra 2012, Rio 2016, Tokyo 2020 e la data del 27 luglio già segnata col circoletto rosso per spingersi ancora di più nella Leggenda. Le Olimpiadi Giapponesi sono state però culla anche di tante storiche prime volte: Lee Kiefer a portare negli Usa per la prima volta il titolo del fioretto femminile, Cheung Ka Long a mettere sulla mappa Hong Kong. E, ancora, gli inediti successi di Estonia e Giappone nelle prove a squadre di spada femminile e spada maschile. La stessa spada maschile che a livello individuale ha regalato una delle storie più incredibili dell’Olimpiade, quella di Romain Cannone. Convocato inizialmente come riserva per la gara a squadre e trovatosi in lizza nella prova individuale dopo lo stop a Daniel Jerent per positività a un diuretico a pochi mesi dalla gara, il francese si è preso tutta la posta in palio. Nella sciabola femminile è tornato a splendere il nome leggendario della famiglia Podznyakov: quindici anni dopo l’oro di Zar Stanislav ad Atlanta, ecco la firma della figlia Sofya. Buon sangue non mente non è solo una frase fatta.

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Foto: Augusto Bizzi