Sognando un’altra Londra (Lee Kiefer permettendo)

Parigi 2024: la preview del fioretto femminile individuale

Il tabellone, con le tre azzurre in tre quadranti diversi, rende possibile sulla carta un bis dell’impresa di Londra. La gara si disputa, come allora il 28 luglio e come porta bandiera c’era una fiorettista.

 

In attesa di conoscere tabellone, accoppiamenti e teste di serie, la prima certezza arriva dalla griglia di partenza determinata dai ranking alla vigilia dei Giochi: a Parigi 2024 l’Italia può provare a ripetere l’impresa di dodici anni fa, quando le pedane dell’Excel Center di Londra furono teatro di una pagina di Storia della scherma italiana. Oro, argento e bronzo nella prova individuale, succoso antipasto del bis arrivato pochi giorni dopo a squadre e antesignano dei tanti podi monocromi a tinte di Azzurro visti negli ultimi anni fra Europei e tappe di Coppa del Mondo. Sognando che Errigo-Favaretto-Volpi (in ordine strettamente e rigorosamente alfabetico) possa diventare una nuova filastrocca da imparare a memoria come era stata nel caldo luglio 2012 Di Francisca – Errigo- Vezzali. La muggiorese come elemento di continuità assieme a Stefano Cerioni in un intreccio infinito di corsi e ricorsi storici. La data del 28 luglio, il fatto che allora come oggi a guidare la sfilata dell’Italia alla cerimonia di apertura Olimpica ci fosse una fiorettista. E poi, a corroborare un sogno, anche il gioco dei ranking e dei tabelloni. A Parigi le Azzurre saranno ognuna in un quadrante diverso e nessun incrocio potrà avvenire prima della semifinale. Così come prima di allora non ci sarà il rischio di imbattersi in Lee Kiefer, numero uno del ranking Mondiale e numero uno anche nella lista dei pericoli pubblici fra le pretendenti alla lotta per la vittoria.

La campionessa di Cleveland, capace di abbattere tre anni la allora apparentemente ingiocabile Inna Deriglazova, è lo spauracchio maggiore in una gara orfana delle russe e in cui Ysaora Thibus, per talento e palmares inseribile a pieno titolo fra le favorite, rappresenta una pericolosa mina vagante per chi si dovesse imbattere in lei. I cinque mesi di inattività causa sospensione post positività al controllo anti doping e l’ulteriore intoppo causato dall’infortunio di Basilea, pur non compromettendo la partecipazione della francese ai Giochi, l’hanno spedita molto indietro nel ranking e sollevato interrogativi sul suo reale stato di forma. Se è vero quanto è vero che comunque fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare (le avversarie insidiose non sono ovviamente solo Kiefer e Thibus), perché poi il potenziale va tradotto in atto lottando su ogni stoccata, resta il fatto che le grandi favorite per il podio sono le tre Azzurre.

Arianna Errigo, per scrivere un altro capitolo della sua incredibile carriera e, soprattutto, per mettersi in bacheca l’unica medaglia che davvero le manca per fare raccolta completa e poter dire di aver vinto tutto. Dodici anni fa l’argento le lasciò in eredità tanta delusione e un sorriso sul podio che più stiracchiato non si poteva dopo aver accarezzato il metallo più luccicante e prestigioso finito al collo della compagna Elisa Di Francisca. «Ho perso perché sono una pippa» commentò a caldo nel dopogara, con la testa rivolta a prendersi la rivincita a Rio. Dove arrivò invece una terrificante delusione materializzatasi nelle fattezze di Eleanor Harvey, contro la quale rimbalzarono speranze e sogni di medaglia. A Tokyo, dove sognava la doppia qualificazione tanto nel fioretto quanto nella sciabola, l’incrocio ai quarti di finale con Alice Volpi e l’appuntamento nuovamente rimandato.

Già, Alice Volpi. Alla seconda partecipazione ai Giochi, la senese sogna il colpaccio. Il quarto posto di Tokyo è una ferita ancora aperta, la dedica speciale a Daniele Garozzo fermato sul più bello dalle bizze del suo cuore il sogno nel cassetto. Parigi evoca dolci ricordi, storia di due anni fa e della prima volta al femminile del mitico Challenge International de Paris, sino ad allora declinato esclusivamente al maschile. la sua firma in calce a quella storica edizione. Il Coubertin non è il Grand Palais, la Coppa del Mondo non è l’olimpiade, ma perché non lasciarsi andare alle suggestioni senza per questo dar loro eccessivo peso? Più concretamente e senza voli in aspetti extrasportivi, la miglior Alice Volpi ha già dimostrato di essere ingiocabile per tutte e lo scorso luglio a Milano, tanto per fare un esempio, se ne è avuta pratica dimostrazione.

Sarà una prima volta assoluta per Martina Favaretto. Il talento messosi in luce nelle giovanili è esploso in tutta la sua potenza nelle ultime due stagioni e sulle pedane olimpiche la rookie terribile non vuole porsi limiti. Fondamentale sarà non farsi schiacciare dal carico emotivo che una gara come l’Olimpiade trascina con sé a inevitabile corollario, spesso decisivo anche nel tagliare le gambe ad atlete ben più esperte e molto titolate. Due settimane e le pedane emetteranno il loro verdetto.

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Foto Eva Pavia/Bizzi Team