Giulia Rizzi, Rossella Fiamingo fuori al primo turno, Alberta Santuccio si ferma ai quarti di finale: Cambiano le avversarie e i momenti della gara, ma a unire le tre azzurre c’è la sconfitta alla priorità.
In Francia la chiamano beffardamente la morte subite, la morte istantanea. Altro che lotteria dei calci di rigore, quando a risolvere un assalto di scherma entra in scena la priorità, ogni errore è vietato pena l’irreversibile. Su di lei, sulla maledetta priorità, si sono infranti in serie i sogni concreti di medaglia delle spadiste Azzurre. Sognava in grande l’Italia per questo primo appuntamento sotto le vetrate del Grand Palais, ma alla fine della giornata quel che resta è tanta amarezza. Croce (nel dolore della sconfitta) e delizia (nella gioia della vittoria) di ogni schermidore, oggi il minuto supplementare è stato per Giulia Rizzi, Rossella Fiamingo e Alberta Santuccio soprattutto la prima cosa.
E se Alberta Santuccio è stata l’ultima della lista che si è trovata a fare i conti con la priorità, peraltro contro una Nelli Differt che si era spinta sin lì vincendo proprio così i propri assalti, prima di lei era toccato ad a Giulia Rizzi e Rossella Fiamingo pagare dazio a questa diabolica soluzione ideata per spezzare una volta per tutte anche l’equilibrio più ostinato che 9 minuti di match non sono riusciti a scardinare. E quando in un minuto ci si gioca il lavoro di tre anni in quel gigantesco calderone emozionale chiamato Olimpiade, le certezze con cui si è approcciato alla gara può capitare che vacillino. Senza distinzione fra campionesse con già medaglie al collo e chi, a 35 anni e dopo una stagione mostruosa, si è guadagnata il biglietto per la gara dei sogni.
Giulia Rizzi soffre la partenza sprint della polacca Klasik, ventenne di belle speranze con medaglie iridate nelle categorie giovanili, rimette in piedi l’assalto portandosi addirittura in vantaggio. Eppure l’epilogo lo conosciamo, purtroppo, benissimo: 12-11 Klasik ed eliminazione per friulana. Rossella Fiamingo aveva già battuto Anne Cebula non più tardi di 4 mesi fa nel Grand Prix di Budapest: 15-8 finì allora, ma sulle pedane di Parigi la due volte campionessa del Mondo non riesce a creare il break per scrollarsi di dosso la coriacea statunitense. Ci si gioca tutto al minuto supplementare sul 14-14 e anche qui, come è andata a finire è storia ahinoi ben nota, mentre la faccia incredula di Cebula racconta più di mille parole il senso di sorpresa che ha pervaso tutti noi nel prendere pian piano confidenza con l’idea che questa gara per le italiane potesse essere stregata.
Per averne la dolorosa riprova è bastato attendere qualche ora e il quarto di finale che ha visto opposta Alberta Santuccio all’estone Nelli Differt. Che al match contro la siciliana ci è arrivata con un due su due alla voce vittorie alla priorità. Un segnale poco rassicurante e l’incubo che puntualmente si ripresenta a esigere la tariffa massima al termine di un match dove a dominare è la tensione e la paura di non prendere stoccate è più forte della spinta a cercare di metterla. C’è un detto vecchio come il mondo che recita non c’è due senza tre. Due come le vittorie al minuto supplementare della Differt, due come le sconfitte delle spadiste Azzurra al minuto supplementare. E in entrambi i casi la terza è venuta da sé. Come se fosse un’ineluttabile sentenza.
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Foto Augusto Bizzi