Consacrazione per Manon Brunet, argento per Sara Balzer. Bronzo per Olga Kharlan all’ultima stoccata su Choi Sebin. Italiane fuori al primo turno
La festa a lungo sognata e segnata col circoletto rosso sin da quando è stato ufficializzato il calendario delle gara di scherma a Parigi 2024 si è alla fine concretizzata. Sotto le vetrate di un Grand Palais di brividi, va in scena la dimostrazione di forza della sciabola francese, che per mettersi al riparo da possibili beffe e sorprese – si veda quanto accaduto nelle due prove di spada – si prende l’oro e l’argento. Manon Brunet campionessa Olimpica, Sara Balzer medaglia d’argento. Regine al centro della scena, abbracciate a osservare una folla totalmente ai loro piedi. Piange di gioia Manon, che ora ha riscosso a totalmente il proprio credito con i Cinque Cerchi: quarta a Rio, scippata di una finale da una chiamata arbitrale discutibile e discussa, terza a Tokyo. E ora guarda tutti dall’alto, lei unica in grado di disinnescare Sara Balzer nella fenomenale stagione vissuta dalla ventottenne di Strasburgo.
Balzer, la grande favorita della vigilia, dal canto suo, ha rispettato i pronostici. Tirando splendidamente tutti i propri match, compresa la semifinale contro Olga Kharlan. Ma non riuscendo a chiudere al meglio la propria cavalcata al termine di un match equilibrato sì, ma che è sempre stato nelle mani di Brunet. Più serena della compagna/avversaria, senza per questo nulla cedere alla concentrazione necessaria per portare a casa la missione medaglia oro. E forse in quel differente ingresso di pedana, sorridente e raggiante Brunet, una sfinge Balzer, si poteva già intravvedere il finale del film, apprezzato a prescindere dalla folla che sugli spalti ha osservato la sfida e poi applaudito le due eroine.
Medaglia di bronzo per Olga Kharlan. Terza come a Rio 2016, quando chiuse in lacrime fra le braccia di Manon Brunet la finale delle deluse. Ma questa volta non c’è delusione o tristezza nelle lacrime della fuoriclasse di Mykolaiv. Perché questo bronzo ha un peso specifico enorme dopo quanto vissuto dall’ucraina negli ultimi tre anni. Lo choc dell’eliminazione pronti via a Tokyo 2020, la necessità di ricaricare le batterie tornando al primo grande amore e partecipando all’edizione ucraina di Ballando con le stelle, quindi lo scoppio della guerra nel suo paese quando il ritorno in pedana era prossimo. Bologna come casa schermistica, la testa invece alla sua patria martoriata e a cui inevitabilmente va il primo pensiero quando, con gli occhi ancora rigati dal pianto, commenta a caldo quanto appena accaduto in pedana. Storia di una medaglia che sembrava fuggire via quando Choi Sebin si era innalzata fino all’11-4 e poi ripresa facendo valere il carisma e la forza di una campionessa straordinaria. E per una volta la maledizione Olimpica, può anche non essere scomodata.
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Foto Augusto Bizzi