La chiusura di un cerchio

Spada femminile: l'Italia a Parigi ha chiuso un cerchio

Dal bronzo di Tokyo 2020 all’oro di Parigi. In mezzo un triennio ricco di successi sublimato nel modo migliore dalla magica serata del Grand Palais.

 

Un bronzo costruito sulle macerie. Con queste parole commentavamo tre anni fa la medaglia di bronzo conquistata dalle spadiste azzurre nella prova a squadre di Tokyo 2020. Chiusura di un cerchio aperto dalla ferita della mancata qualificazione a Rio 2016 e a sua volta apertura di un nuovo cerchio, culminato ieri nella medaglia d’oro a Parigi 2024. Un capolavoro che affonda le proprie radici proprio in quella medaglia di bronzo. Calato il sipario sulla gestione Sandro Cuomo, l’Italia ha affidato a Dario Chiadò le chiavi del settore spada. Il ct torinese, dopo qualche esperimento iniziale nelle primissime gare della nuova stagione immediatamente post covid, ha poi optato per affidarsi al blocco medagliato in Giappone.

All’esperienza e ai titoli di Rossella Fiamingo e Mara Navarria, che con il 2016 volevano definitivamente chiudere i conti. A una Alberta Santuccio, riserva a Tokyo, nel frattempo esplosa in tutta il suo potenziale e diventata una spadista fra le più forti al Mondo. La vittoria al Grand Prix di Budapest del 2022 è la miccia che fa detonare definitivamente la catanese, diventata colonna portante del quartetto completato da Federica Isola. Un mix che paga ricchi dividendi alla causa Azzurra, soprattutto nelle grandi manifestazioni internazionali: doppio argento fra Europei e Mondiali 2022, bronzo Europeo e ancora argento Mondiale nel 2023. Il bersaglio grosso solo sfiorato, ma con l’idea che prima o poi sarebbe arrivato sistemando gli ultimi dettagli che avrebbero reso letale la squadra azzurra.

Un primo tassello è stato l’innesto in quartetto di Giulia Rizzi. Per tanti anni la friulana ha spostato residenza, sede di allenamento e cuore a Parigi, ma quando le ragioni di quest’ultimo sono venute meno, Giulia è tornata a casa e si è affidata alle cure del maestro Roberto Cirillo per costruire la sua stagione migliore. A suon di risultati l’udinese classe 1989 si è ritagliata il suo posto in squadra, tornando in squadra in occasione della trasferta di Vancouver chiusa poi al quinto posto. A conti fatti, l’ultima gara “da scartare” per l’Italia. A Barcellona arriva la vittoria che è anche ipoteca sui Giochi di Parigi, a Nanchino è subito bis, mentre a Fujairah è soltanto una stoccata a separare le Azzurre da un incredibile tris. Il resto è storia recente: il titolo Europeo vinto da dominatrici a Basilea meno di un mese fa e la partenza verso Parigi con il piacevole quanto scomodo ruolo delle donne da battere.

Niente però che possa spaventare un gruppo reso sicuro dei propri mezzi da vittorie in serie e da una solidità di squadra inscalfibile. Il “blocco friulano” da una parte, il “blocco siciliano dall’altra”, Udine e Catania unite dal filo rosso della vittoria. A Parigi tutto ha funzionato alla perfezione: sciolta la tensione dell’esordio, le Azzurre hanno navigato con il pilota automatico travolgendo la Cina in finale con una Fiamingo spettacolare. E in finale, malgrado un tifo caldissimo (ma molto sportivo) tutto per le padrone di casa, non hanno tremato nemmeno quando la Francia sembrava aver messo la marcia superiore scappando a +4 o piazzando a 20 secondi dal gong la stoccata che avrebbe potuto condannare l’Italia a un altro beffardo argento. A cambiare il corso della storia però ci ha pensato Alberta Santuccio, spostata in chiusura proprio a partire dalla gara di Barcellona.

A lei l’onore della firma in calce alla chiusura del cerchio. Iniziato con una medaglia di bronzo figlio di una bruciante delusione e culminato con il premio più dolce. Per Rossella Fiamingo, che con quella di ieri ha messo in bacheca tutti i colori delle medaglie Olimpiche. Per Giulia Rizzi, i cui destini si sono intrecciati nuovamente con Parigi. Per Mara Navarria, che nello stesso palazzetto in cui 14 anni fa vinse la sua prima medaglia Mondiale centra l’oro perfetto sipario sulla sua magnifica carriera. Per la stessa Alberta Santuccio. Per Federica Isola, non presente a Parigi, ma il cui apporot è stato fondamentale nei tanti successi conquistati nel viaggio verso il Grand Palais. Per lo staff tecnico che ha curato in ogni dettaglio l’avvicinamento e la preparazione all’appuntamento della vita. Per l’Italia della scherma che festeggia l’oro numero 50 ai Giochi Olimpici. Per l’Italia della spada femminile, battuta in finale nel 1996 ad Atlanta proprio dalla Francia e che 24 anni dopo si è presa la più dolce delle rivincite proprio in casa delle transalpine.

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Foto Augusto Bizzi

 

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