La mutata geografia del fioretto femminile ci obbliga a guardare con altra prospettiva i risultati dell’Italia

L'Italia del fioretto femminile è ancora la squadra più forte di tutte?

L’argento nella prova a squadre delle Azzurre ha dimostrato che il fioretto Azzurro rimane al vertice. Ma che tutto intorno la concorrenza si sta sempre più allargando, dando anche un peso diverso alle medaglie italiane.

 

Poco prima della partenza per i Giochi di Parigi, Stefano Cerioni aveva messo in guardia tutti dai facili entusiasmi su quello che sarebbe stato l’andamento delle gare Olimpiche: vietato pensare che per l’Italia del fioretto femminile le sfide del Grand Palais sarebbero state semplici formalità da sbrigare per passare all’incasso una volta concluse le finali. L’andamento delle gare hanno dimostrato la lungimiranza e il pragmatismo del tecnico jesino malgrado l’arma di sua responsabilità fosse reduce da un triennio di vittorie in serie. Calato il sipario sull’Olimpiade di quest’arma, il bilancio dell’Italia ha visto a referto la sola medaglia d’argento nella prova a squadre di giovedì in un’edizione per il resto cannibalizzata dagli Stati Uniti. E mentre fra appassionati e addetti ai lavori infuria il solito eterno dibattito sul bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, la realtà emersa dai Giochi parigini ci mette di fronte a un dato statistico che deve fare riflettere: la medaglia vinta dalle Azzurre è stata l’unica messa a referto da una squadra Europea. Sparita dai radar per i ben noti motivi la Russia, con la Francia che ha fatto scena muta sia a livello individuale che a squadre, l’Italia è stata l’unica a tenere botta. Anche nella prova individuale, dove pur rimanendo fuori dal podio la migliore è stata Alice Volpi, quarta.

L’Italia dunque rimane squadra di vertice, e questo non si discute malgrado un’Olimpiade non in linea con quanto raccolto dalle ragazze di Cerioni nei tre anni fra Tokyo e Parigi. Il ciclo post Olimpiade giapponese aveva portato in dote tre titoli iridati di fila, altrettanti Europei e vittorie in serie in Coppa del Mondo, facendo del quartetto italiano la maggior indiziata, se non la favorita d’obbligo per la medaglia d’oro. Un errore, con il senno di poi, di cui facciamo ammenda anche noi.  Le pedane del Grand Palais ci hanno infatti mostrato che è forse arrivata l’ora di spostare la prospettiva e il paradigma con cui si guardano le gare delle Azzurre. Uscendo dalla logica dell’Italia favorita ad ogni costo, con conseguente sentiment  votato alla delusione qualora la sentenza emessa dalle pedane sia diversa rispetto alla medaglia d’oro a fronte di vittorie salutate quasi come il normale svolgimento dei compiti assegnati. In casa Italia ci sarà poi tempo per analizzare cosa ha funzionato e cosa no nella giornata del Grand Palais, quanto l’argento sia arrivato per i demeriti delle italiani e quanto per merito degli Stati Uniti. Che, è bene ribadirlo, non più tardi di tre giorni prima avevano piazzato la doppietta oro – argento nella prova individuale e che nella prova a squadre hanno saputo ottimamente coprire anche l’apporto meno decisivo del solito della stella Kiefer.

La concorrenza avanza e se gli Usa si sono presi il ruolo di antagonisti principali del fioretto italiano, dietro anche altre Nazioni si stanno muovendo. Giappone e Canada, seppur ancora distanti dalle primissime della classe, si stanno pian piano ritagliando il loro ruolo da protagonista. Le nipponiche hanno messo a Parigi un altro tassello di un percorso iniziato dopo rio 2016 quando, in vista di Tokyo 2020 si sono affidate a Franck Boidin e il cui lavoro ha gradualmente elevato il livello delle ragazze diventate ormai presenza fissa nella top 4 in Coppa del Mondo regalandosi anche qualche puntata sul podio. Il Canada ha puntato su un team molto giovane e futuribile: Jessica Guo, Junyhe Zhang e Sabrina Fang devono ancora compiere vent’anni e sono nel giro delle grandi già da parecchie stagioni, Eleanor Harvey la chioccia perfetta, ora consacrata anche da una medaglia di bronzo storica. Se qualche anno fa scene come quelle viste a Parigi, con un podio individuale diretta emanazione dei campionati Panamericani e una classifica a squadre in cui nelle prime quattro classificate vi è una sola squadra Europea, sarebbero state sorprendenti oggi non lo sono più.

E il fatto che quell’unica squadra Europea sia l’Italia certifica come meglio non si potrebbe un dato inappuntabile: in una geografia schermistica sempre più allargata, le Azzurre restano sempre e comunque al vertice. Meno dominanti delle passate stagioni, ma portando a casa medaglie dal peso specifico decisamente più importante.

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Foto Augusto Bizz

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